22 Agosto 2022
Allora, chi sarà il prossimo?
Svetlana Panič
Filologa, è stata ricercatrice presso l’Istituto Solženicyn di Mosca fino al 2017, ora è traduttrice e ricercatrice indipendente.
Cercherò di dire la mia sulla proposta di chiudere totalmente l’Europa ai cittadini russi e deportare l’emigrazione russa contraria alla guerra, che mi sembra pericolosa per almeno tre motivi, i primi che mi vengono, così a caldo:
Perché riflette specularmente la retorica di cui si serve il regime del paese aggressore per giustificare la guerra. Ed è un bel servizio reso a questo regime.
Perché mi ricorda la sorte dei cosacchi deportati a forza dall’Austria nell’estate del 1945. La situazione attuale della Russia non fornisce alcuna ragione per supporre che gli attivisti, i giornalisti, gli oppositori del regime, una volta deportati, avranno la minima possibilità di combattere il regime stesso e fermare la guerra con le loro proteste. La cosa più verosimile è che i rimpatriati verrebbero «isolati» prima ancora di poter invitare chicchessia a scendere in piazza.
La totale discriminazione in base al criterio geografico e nazionale, per quanto si possa comprendere nel contesto attuale, ci pone davanti a una domanda inevitabile: «Se una cosa del genere è possibile, chi sarà il prossimo»?
Controllare questo virus è molto difficile perché si innesta proprio sugli aspetti più oscuri e istintivi dell’essere umano. «I viaggi in Europa sono un privilegio» è stato detto recentemente da un rappresentante ufficiale in Estonia. Ma cos’è questo, se non un discorso che discrimina quanti «non sono Europa»?
La parola dell’Ucraina oggi ha un grosso peso. E comporta una enorme responsabilità.
(foto apertura: euronews.it)
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