16 Dicembre 2022
URSS, un trauma che non passa ancora
Non si può sottovalutare l’influenza delle tragedie del passato sulla nostra psiche. L’analisi spietata del nipote di un čekista russo non assolve nessuno ma invita a una presa di coscienza. Possono i traumi nascosti spiegarci il dramma attuale?
Mi hanno chiamato Vladimir in onore del nonno.
Mio nonno Vladimir Jakovlev era un assassino, un boia sanguinario, un čekista. Tra le sue numerose vittime ci furono anche i suoi stessi genitori. Mio nonno fucilò suo padre come speculatore. Sua madre, la mia bisnonna, dopo averlo saputo, si impiccò.
… Nel 1919, nel bel mezzo della devastazione e della carestia, il mio nonno assassino stava per morire di tisi. A salvarlo dalla morte fu Feliks Dzeržinskij, che gli portò una cassa di sardine francesi sott’olio, presa probabilmente da qualche magazzino «speciale». Mio nonno mangiò sardine per un mese e solo grazie a questo restò vivo. Questo vuol dire che devo la mia via a Dzeržinskij?
Se così fosse, come faccio a conviverci?
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Vladimir Jakovlev
Giornalista, è fondatore, proprietario e direttore dell’editrice Kommersant. È nipote di Vladimir Jakovlev (1892-1935) commissario della Čeka e protagonista del «terrore rosso» a Odessa.
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