26 Marzo 2021
Cari compagni… dovete sparare!
L’ultimo film di Andrej Končalovskij ricostruisce la tragedia di Novočerkassk, quando la polizia sparò sugli operai che manifestavano. Ma dietro a questa, c’è l’altra tragedia di un ideale che viene duramente contraddetto dalla catastrofe della realtà.
Insignito del «Premio speciale della giuria» al Festival cinematografico di Venezia, Cari compagni di Končalovskij (apparso in prima visione nelle sale russe il 12 novembre scorso) porta sul grande schermo il tragico episodio – per trent’anni occultato come segreto di Stato – della rivolta operaia soffocata nel sangue il 2 giugno 1962 a Novočerkassk.
Sbaglierebbe, però, chi si aspettasse un film storico, che ripercorra gli eventi documentandoli dall’interno del movimento creatosi fra gli operai, attraverso il prisma dei loro protagonisti e vittime. Per quanto nella pellicola si affaccino studenti decisi a scendere in piazza a manifestare («è scritto nella Costituzione sovietica che si può!»), o gente comune a cui la fede nel partito non impedisce di temere una nuova guerra o la fame; per quanto la ricostruzione storica dei fatti sia precisa e puntuale, basata sugli archivi, non è questo, mi sembra, che interessa al regista.
Il trailer
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Giovanna Parravicini
Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.
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