10 Luglio 2024
Kara-Murza ricoverato nell’ospedale del carcere
Da diversi giorni non si hanno notizie sulle condizioni di salute del giornalista e politico Vladimir Kara-Murza, condannato l’anno scorso a 25 anni di carcere per aver criticato la politica di Putin e la guerra. Kara-Murza è stato ricoverato nell’ospedale del carcere, ma finora agli avvocati non è stato concesso di incontrarlo.
Dal 4 luglio non si hanno notizie sulle condizioni di salute del giornalista e politico Vladimir Kara-Murza, 42 anni, condannato il 17 aprile dell’anno scorso a 25 anni per aver criticato la politica autoritaria di Putin e la guerra – ufficialmente per aver divulgato «fake news» sull’esercito, per aver svolto attività a sostegno dei detenuti politici presso il Centro Sacharov (bollato come «organizzazione non grata»), e infine per alto tradimento (artt. 207.3, 284.1 e 275 del Codice penale).
Secondo quanto riferito dalla moglie Evgenija sui social, Kara-Murza è stato trasferito dalla colonia a regime severo IK-6 di Omsk, dove sta scontando la pena, all’ospedale del carcere siberiano.
I suoi avvocati sono stati informati del trasferimento dopo oltre 5 ore dal momento del loro arrivo all’IK-6 ma per motivi burocratici non è stato loro concesso di incontrarsi con l’assistito nemmeno successivamente: «Sabato e domenica sono giorni liberi negli istituti correzionali. Pertanto, gli avvocati non sono mai riusciti a vedere Vladimir e ad assicurarsi che tutto andasse bene», ha scritto la moglie su Facebook, aggiungendo che il politico soffre di polineuropatia, conseguenza di due tentativi di avvelenamento (2015 e 2017), su cui le autorità si sono rifiutate di indagare. Si tratta di una malattia che colpisce i nervi periferici e che porta alla perdita di sensibilità e capacità di movimento, ed è inclusa nell’elenco delle patologie che impedirebbero di scontare una pena detentiva.
Oltre alla reclusione, il politico è stato condannato alla pena pecuniaria di 400mila rubli e, nel momento in cui uscirà dal carcere, avrà altri 6 mesi di restrizione della libertà e gli sarà vietato di dedicarsi al giornalismo per 7 anni.
Alla fine di giugno, la Corte d’appello ha confermato l’intera condanna, pronunciata nel 2023 dal giudice Sergej Podoprigorov, il cui nome è incluso nella lista delle sanzioni internazionali sul «caso Magnitskij»: fu Podoprigorov a mandare in carcere l’avvocato Sergei Magnitskij (che aveva denunciato gravi episodi di corruzione in un ministero russo), dove poi morì a 37 anni. Kara-Murza favorì l’approvazione del «Magnitsky Act» da parte del governo USA, che impone il congelamento dei beni e il divieto di entrare negli Stati Uniti ai funzionari russi coinvolti nella morte dell’avvocato.
Sembra ripetersi purtroppo anche contro Kara-Murza l’accanimento che si è visto nei confronti di Aleksej Naval’nyj, fatto di continue angherie e soprusi che concorrono a minare seriamente la salute psicofisica di quelli che il Cremlino considera pericolosi nemici politici.
Il 19 giugno scorso Kara-Murza è stato punito con il periodo massimo di 6 mesi di reclusione interna speciale come punizione per i pochi secondi in cui non ha tenuto le mani dietro la schiena mentre si stava avvicinando al luogo in cui, secondo le regole interne, è necessario mettersi il berretto.
Non è la prima volta che Kara-Murza subisce punizioni interne: nel febbraio 2023 era stato rinchiuso per quattro giorni nella cella di rigore del centro di custodia cautelare di Vodnik perché «si era coricato sulla cuccetta dopo essersi alzato». Proprio in cella di punizione era iniziato l’esordio della polineuropatia, quando al terzo giorno aveva iniziato a perdere sensibilità agli arti inferiori. Fra l’altro, il carcere di Vodnik era diretto da Dmitrij Komnov, che era stato a capo (2009) del carcere di Butyrka a Mosca quando vi era rinchiuso Magnitskij.
Né dopo il week-end né nei giorni successivi agli avvocati è stata concessa la visita in ospedale. L’avvocato Vadim Prochorov si è lamentato dicendo che non si tratta della normale visita a un paziente da parte di parenti o conoscenti, ma di quella di un avvocato che vuole incontrare il proprio cliente, procedura regolata in modo diverso. «Anche un solo giorno di divieto in questo senso è scandaloso» e – aggiungiamo noi – molto preoccupante.
L’avvocato Sergei Safronov ha denunciato questa palese violazione «non solo della legislazione russa, ma anche di una serie di norme giuridiche internazionali, in particolare delle Regole minime standard per il trattamento dei detenuti (Regole Mandela, nr. 61) riconosciute dall’ONU.
Intanto sui social è apparso un biglietto scritto a mano da Kara-Murza, datato 7 luglio, e indirizzato alla collega giornalista Valerija Nečaj, in cui esprime tutta la sua stima per il lavoro dei colleghi in un’epoca oscura come l’attuale, paragonata ai tempi di Nicola I, quando «in assenza di spazio per discussioni politiche libere, la pubblicistica si sposta nell’ambito letterario». «A me il periodo attuale ricorda soprattutto il “cupo settennato” dello zar Nicola I»1, ha ribadito il politico, «è uno stesso periodo oscuro. Ci ricordiamo però cosa è successo dopo?».
Aggiornamento.
Oggi, 10 luglio, dopo numerosi tentativi, l’avvocato Sergej Safronov è riuscito a visitare Kara-Murza, e ha constatato che lo stato di salute del suo cliente è al momento relativamente stabile.
(foto d’apertura: facebook)