22 Settembre 2017
Russia, vecchi scenari e nuove proteste
Il 10 settembre ci sono state le elezioni amministrative russe, le ultime prima di quelle presidenziali a marzo. Seggi vuoti e generale disinteresse per la politica. Ma si fanno avanti nuove forze ultranazionaliste e ultraortodosse a sparigliare i giochi.
Il 10 settembre scorso si sono tenute in Russia le elezioni degli organi locali: le hanno chiamate «le elezioni top secret», perché non c’è stata quasi informazione ai cittadini sul come e perché votare; secondo l’opposizione il governo ha fatto di tutto per scoraggiare l’afflusso ai seggi per le elezioni di 16 governatori, 6 parlamenti regionali e varie amministrazioni comunali, tra cui quella di Mosca. C’è stata una sola giornata di voto, nessuna campagna elettorale alla tv né sui giornali, nessun manifesto nelle strade; a Mosca per quel giorno è stata indetta la «Festa della città» con musica e intrattenimenti. Così l’affluenza di solito già scarsa non ha superato il 20% nel paese, e il 12% nella capitale. Per fare un paragone, alle ultime elezioni del sindaco di Mosca, nel settembre 2013, aveva votato il 32%.
Probabilmente il governo non voleva che delle elezioni di secondaria importanza come quelle locali diventassero occasione di una campagna politica dell’opposizione, e da un certo punto di vista ha ottenuto quel che voleva: l’opposizione non è riuscita a trasformare le campagne elettorali locali in un movimento di protesta trasversale nelle città.
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Marta Dell'Asta
Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».
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