1 Ottobre 2018
«Soldi non ce n’è, ma voi tenete duro»
L’innalzamento dell’età pensionabile in Russia sta provocando molti malumori e ha approfondito la frattura tra politica e società civile. Da una parte i burocrati, dall’altra la mancanza di nuovi leader capaci di rappresentare gli interessi della gente.
«Soldi non ce n’è, ma voi tenete duro»: è stata questa la risposta data un paio d’anni fa dal premier russo Medvedev ai pensionati che si lamentavano per la magra pensione percepita, e da allora la frase, oltre a suscitare forti emozioni, è diventata sarcasticamente proverbiale. Si sa, metter mano alla riforma del sistema pensionistico è un’operazione impopolare per qualsiasi governo. Il 27 settembre la Duma ha approvato il progetto di legge che prevede l’innalzamento graduale dell’età pensionabile a 65 anni per gli uomini, e a 60 per le donne. Per queste ultime, inizialmente, era previsto il pensionamento a 63 anni, ma poi c’è stato il coup de théâtre di Putin che a fine agosto, in un messaggio televisivo, ha cercato di addolcire la pillola proponendo alcuni ritocchi, e cercando di convincere gli spettatori dell’inevitabilità della riforma, pena l’instabilità del sistema economico federale. L’innalzamento sarà graduale, con un periodo di transizione che inizierà il 1° gennaio 2019 per terminare nel 2028.
Le modifiche legislative non toccano invece i trattamenti specifici di varie professioni considerate usuranti o altre situazioni particolari (forze armate e di polizia, autisti e piloti, madri con a carico molti figli o disabili), che godono di condizioni più favorevoli.
La lettura dell’articolo completo è riservata agli utenti abbonati, effettua il login o abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.
Angelo Bonaguro
È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI