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29 Agosto 2022
Saša Filipenko, tra memorialistica e contemporaneità
Nei libri del giovane scrittore bielorusso Saša Filipenko la ricostruzione documentaria del passato fa da sfondo alle vicende dei personaggi, e si intreccia ai fatti della storia bielorussa più recente. Ne scaturiscono domande brucianti sull’oggi e sulla prospettiva futura, ma anche sulla condizione umana di sempre.
Dopo le presidenziali dell’agosto 2020 in Bielorussia e i conseguenti movimenti di protesta, Filipenko è intervenuto attivamente in difesa delle libertà nel suo paese e dei prigionieri politici, e negli ultimi mesi si è pronunciato più volte contro la guerra in Ucraina, sottolineando come lingua e cultura russa non contraddicano la coscienza della propria identità nazionale: «Ho sempre saputo di essere bielorusso. Se qualcuno mi dicesse che sono russo perché scrivo in russo, sarei perplesso. Credo fermamente che la lingua russa non sia di proprietà della Russia; per me è solo un mezzo di comunicazione. Parlare francese a Ginevra non fa di te un francese, parlare tedesco a Zurigo non fa di te un tedesco: rimani svizzero, così come io, pur parlando russo, rimango bielorusso. L’ho capito molto bene fin da bambino, ma il problema del mio paese – un problema che ha anche l’Ucraina – è che Mosca non lo capisce. Agli occhi del Cremlino, chiunque parli russo è un potenziale contribuente fiscale. Bielorussia e Ucraina hanno cercato di risolvere questo problema in modi diversi. Gli ucraini si sono liberati dallo stretto abbraccio familiare con decisione, sbattendosi la porta alle spalle, mentre i bielorussi hanno pensato che se continui a vivere con i tuoi genitori, non devi pagare l’affitto»1.
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Giovanna Parravicini
Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.
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