20 Agosto 2024

Bielorussia: 30 anni di regime ma il dissenso vive

Angelo Bonaguro

I 30 anni di regime di Lukašenko sono stati caratterizzati da una deriva autoritaria sempre più brutale e capillare. Ciononostante, numerosi cittadini hanno dimostrato negli ultimi anni di volersi impegnare in prima persona per un cambiamento, pagando con il carcere.

Dall’inizio della campagna elettorale presidenziale del 2020, Viasna ha identificato 3.330 prigionieri politici (tra cui 595 donne), 1.388 di questi si trovano ancora in carcere a metà agosto. A luglio sono stati riconosciuti 63 nuovi prigionieri politici (fra i quali il sacerdote cattolico Andrzej Juchniewicz, parroco di Šumilina, trattenuto in carcere per oltre 45 giorni), mentre 38 giornalisti e operatori dei media sono stati imprigionati arbitrariamente.
Tra i prigionieri politici vi sono anche minorenni come Marija Misjuk di 16 anni, Trofim Borisov di 17, mentre Nikita Zolotarev, Pavel Piskun, Oleg Dobrydnev e Nikita Bruj hanno raggiunto la maggiore età in carcere.

Va ricordato che soprattutto i «politici» subiscono prolungate interruzioni e limitazioni dei contatti con le famiglie, restrizioni alla corrispondenza, alle telefonate, e agli incontri con gli avvocati, e vengono sottoposti a forti pressioni perché «confessino» davanti a una telecamera. Uno degli espedienti più umilianti praticati contro le detenute è quello di rinchiuderle ed esporle in una gabbia di metallo, come avvenuto nel cortile del carcere n. 4 di Gomel’. Altre segnalazioni denunciano limitazioni nel disporre di prodotti per l’igiene intima. Intanto continuano i procedimenti giudiziari per chi ha partecipato alle proteste contro la farsa elettorale del 2020.


(immagine d’apertura: part. di un disegno di K. Angelova dedicato ai detenuti politici bielorussi)

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Angelo Bonaguro

È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.

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