21 Ottobre 2023
L’economia della morte
L’economista Inozemcev ha calcolato che dopo l’invasione dell’Ucraina la vita di un soldato russo caduto al fronte viene pagata quindici milioni di rubli. Chi va in guerra guadagna come non riuscirebbe a guadagnare in tutta la vita da civile. Il paese ne ha preso atto e sta rivedendo di conseguenza la sua scala di valori e priorità.
Il Cremlino ha iniziato la guerra totale contro l’Ucraina promettendo che l’«operazione militare speciale» sarebbe stata sostenuta da un esercito a contratto. La maggior parte delle reclute finite «per caso» al fronte sono state rimandate a casa. Tuttavia ben presto, in seguito alle enormi perdite di effettivi, le autorità russe dapprima hanno permesso di arruolare i detenuti nelle «compagnie militari private», poi hanno annunciato una mobilitazione considerata da molti quasi come la chiamata alle armi del 1941. Gli esperti hanno predetto concordemente che alla mobilitazione parziale sarebbe seguita quella generale, cosa che per ora non è avvenuta. Al contrario,
i vertici militari hanno cominciato a dire che la scarsità di effettivi nell’esercito è stata superata. Com’è possibile tutto ciò, soprattutto se si considerano le perdite che i militari russi continuano a subire? Forse la risposta sta in uno strano mix di culto della morte e culto del denaro.
(fonte: ridl.io)
(foto d’apertura: Govorit NeMoskva)
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Vladislav Inozemcev
Nato nel 1968, accademico, economista e sociologo, è direttore del Centro di ricerche sulla società postindustriale con sede a Mosca.
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