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1 Marzo 2024
In margine a un funerale…
Vi hanno raccontato che Naval’nyj sapeva raccogliere solo giovani e marginali.
Non credetegli: credete a quello che avete visto; e al suo funerale abbiamo visto una folla sterminata di giovani e vecchi, la ragazzina di neanche vent’anni e l’anziana signora che ne denunciava apertamente novanta.
Vi hanno raccontato che erano estremisti, partigiani dell’ateismo e dell’immoralismo occidentale.
Non credetegli: credete a quello che potete leggere e ascoltare; leggete quello che Naval’nyj diceva dell’odio, della fede e della paura.
In prigione, l’11 agosto scorso, scriveva: «L’odio è la cosa principale che bisogna vincere in prigione. Sono tante le ragioni per odiare e la vostra stessa impotenza è un potente catalizzatore dell’odio. Quindi, se lo lasciate crescere, vi divorerà e vi consumerà sino alla fine».
Nell’imminenza della Pasqua del 2014 diceva che «è la festa della cosa più importante che ci sia. La festa dell’inevitabile trionfo del Bene sul male. La festa della speranza. La festa della fede in un futuro migliore».
Della paura, in una foto che resterà nel tempo, abbiamo tutti visto cosa pensava: «Io non ho paura. Non abbiatene neanche voi!». E nel diario di prigionia, il 2 giugno 2021, scriveva: «Ancora una volta, vorrei ricordarlo a tutti: questo potere disgustoso e bugiardo rimane debole e vigliacco. Continuerà a divorare le persone, una per una, una dopo l’altra, per spaventare tutti. Ed è appunto di questi “tutti” che ha tremendamente paura. Ma finché questi “tutti”, che sono forti, lo temono e tacciono rispettando le regole stabilite, il potere non si fermerà. Ingoierà tutto, ancora e ancora. Persone, famiglie, la ricchezza del nostro paese, il nostro futuro. Si nutre della nostra paura. Non alimentatelo!».
Vi faranno dotti discorsi il cui centro sarà esattamente la paura con la quale ogni giorno siamo minacciati, la difesa di una fede che da due anni sta benedicendo una guerra di aggressione, l’intolleranza per qualsiasi forma di diversità.
Non credetegli: credete alla sofferenza della gente che, come diceva Oleg Orlov prima di essere condannato, è gettata in prigione e viene uccisa «per aver protestato contro lo spargimento di sangue in Ucraina, per aver voluto che la Russia diventasse uno Stato democratico e florido e non una minaccia per il mondo».
Credete a chi vi implora di capire che potrà iniziare un cammino di riconciliazione solo «quando ci sarà qualcuno che la smetterà di distruggermi». Credete a chi vi testimonia che «Cristo non vince soltanto il male: ne vince la vittoria», nonostante tutto!
Credete a chi continua a sognare la «bellissima Russia del futuro» e, seppellendo un uomo che non si era sottratto al proprio senso di responsabilità, ancora ieri scandiva:
«Il bene avrà sempre la meglio sul male».
La cosa riguarda anche noi, la nostra voglia di credere ai discorsi invece che alla realtà, la nostra voglia di credere al potere che vuole dominare ogni cosa invece che al «miracolo della vita» che ci sorprende sempre.
Adriano Dell’Asta
È docente di lingua e letteratura russa presso l’Università Cattolica. Accademico della Classe di Slavistica della Biblioteca Ambrosiana, è vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana.
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