13 Ottobre 2016
Strzemiński, il pittore maledetto dell’ultimo Wajda
Atteso alla Festa del Cinema di Roma, Andrzej Wajda avrebbe assistito alla proiezione del suo ultimo film Powidoki (Afterimage), dedicato alla figura del pittore polacco Władysław Strzemiński, vittima della censura comunista.
L’azione di Powidoki, termine che indica le «immagini residue», si svolge a Łódź nella Polonia staliniana, tra il 1948 e il 1952, periodo corrispondente agli ultimi anni di vita del pittore Władysław Strzemiński, pioniere dell’avanguardia polacca degli anni ’20 e ’30, che non volle sottomettersi ai dettami artistici del cosiddetto realismo socialista.
La nuova politica culturale di importazione sovietica fu introdotta in Polonia nel 1949 e coinvolse tutte le espressioni artistiche chiamate a dare il loro contributo alla creazione del nuovo ordine sociale in cui si sottolineavano stabilità, grandezza e ottimismo.
Tra il 1948 e il ’49 Strzemiński concepì le prime serie di «immagini residue» generate dall’effetto della luce solare. Da qui il titolo particolare del film, spiegato dallo stesso protagonista in una scena: «L’immagine deve rappresentare ciò che assorbi ora da una cosa, ora da un’altra… Quando guardiamo un oggetto, è il suo riflesso che colpisce il nostro occhio. Nel momento in cui cessiamo di fissarlo e muoviamo il nostro sguardo altrove, una sua immagine riflessa resta impressa nel nostro sguardo: la traccia dell’oggetto con la sua stessa forma ma di colore opposto – un’immagine residua, appunto. Le immagini residue sono i colori che dall’interno dell’occhio guardano un oggetto, perché noi vediamo veramente solo ciò di cui ci accorgiamo».
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Angelo Bonaguro
È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.
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