3 Marzo 2017
Una stupida situazione
Una giornalista ortodossa, direttrice del portale «Pravmir», dichiara il proprio smarrimento davanti al «caso Matilda». Tra due posizioni false, sembra che le ragioni della fede non trovino spazio. Un appello drammatico che chiede una risposta.
Ancora una volta ci troviamo in una situazione molto strana e stupida per via di questo film «Matilda».
Il trailer è indisponente ed esplicito: scene erotiche, frasi pompose sull’amore che avrebbe «cambiato la Russia». La Russia è stata cambiata dalla casa Ipat’ev [Dove fu sterminata la famiglia imperiale. ndr]. La Russia è stata cambiata dall’amore con cui le principesse Romanov copiavano i versi di Bechteev:
«Alle soglie della tomba, / Infondi sulle labbra dei Tuoi servi / La forza sovrumana / Di pregare per i nemici!»
Questo amore ha cambiato la Russia.
La vera Matilda non ha cambiato un bel niente. Mentre la Matilda che ci hanno rifilato e «l’amore che ha cambiato la Russia» sono delle mistificazioni. È proprio questo che ci dà fastidio, ci disgusta.
Ma se osi dire che la passioncella giovanile dell’imperatore non ha cambiato la Russia, o che ti dà fastidio vedere coinvolta in scene erotiche la persona che oggi sta sulle icone davanti a cui preghi …subito gli autori ti ribattono che nel film non c’è niente del genere, che non hai capito niente e non hai visto il film, che sono le esigenze del trailer…
Tuttavia non sono le scene erotiche che spaventano, è la mistificazione.
E tu ti ritrovi in una posizione falsa. Qualsiasi provocazione ti mette in una falsa posizione…
Bisogna riconoscere che in questa situazione non sappiamo assolutamente che fare.
È noto che non appena gli ortodossi criticano qualcosa, l’interesse per quella cosa va a mille. Il primo precedente risale a qualche anno fa, quando il balletto «Annunciazione» non faceva incassi e stava per finire in un flop, fino a che un famoso parroco moscovita non si scagliò contro il balletto ritenendolo sacrilego. I biglietti andarono a ruba in un attimo. Questa logica pubblicitaria è stata molto ben assimilata e viene usata largamente. Il successo di un film si misura in base alle visualizzazioni e al botteghino. Se il film vincerà un premio a qualche super festival europeo lo si vedrà in futuro, ma intanto tutti capiscono quanti milioni di persone lo hanno visto e hanno pagato per vedere «il migliore blockbuster dell’anno».
Da allora ci troviamo ogni volta a dover scegliere tra due mali. Stare a guardare in silenzio come dissacrano e calpestano ciò che hai di più caro, oppure protestare, criticare, dissentire e così facendo reclamizzare involontariamente un prodotto che ritieni inaccettabile.
Mi disgusta la cinica retorica del «prima vedetelo», «si tratta di arte non di religione», «noi non volevamo offendere, abbiamo solo posto un problema», «l’arte ha le sue leggi». Capisco tutto molto bene, compresa la cultura del carnevale, il contesto verticale e il livello metasemiotico, e non accetto questa mistificazione.
Ma mi indignano anche gli attivisti che, facendosi scudo dell’ortodossia, spaccano, picchiano, insultano, minacciano. Non sono dei nostri. Anche questa è una mistificazione. Io non sto né con gli uni né con gli altri.
Ma con chi devo stare e cosa devo fare, non lo so.
Non mi piace per niente la legge sull’«offesa dei sentimenti dei credenti». Vedo bene com’è facile usarla per manipolare, e soprattutto, come la si può usare contro gli stessi credenti. Ma allo stesso tempo mi dà fastidio e mi fa male vedere quando calpestano le icone, o fanno la caricatura ai santi, o imbellettano il volto di persone a te care…
Dobbiamo aprire la discussione su «Pravmir», oppure sarebbe fare pubblicità al film? Non lo so. Sono anni che non so come devo agire in questi casi. Possiamo sempre parlarne, discuterne in una cerchia ristretta, per l’ennesima volta, ma non servirà a niente. Nuove frasi, a decine, un paio di discussioni che non cambieranno niente. Domani si ricomincia da capo.
Di fronte a Matilda ci troviamo di nuovo in una posizione falsa, per cui in ogni caso giochiamo su terreno altrui, secondo regole altrui, e vincono sempre gli altri.
Creare delle nostre regole e un nostro terreno? Sì, ma come?
Pregare misericordiosamente per i nemici? Va bene. Solo che quando i martiri e i testimoni pregavano misericordiosamente per coloro «che non sanno quello che fanno», la loro preghiera spostava i muri e abbatteva gli idoli. Invece, chissà perché, oggi dire «preghiamo per loro» è come dire «ma sì, non facciamo niente, voltiamo la testa dall’altra parte». Come siamo arrivati a questo punto? Dove dobbiamo andare?
Una posizione falsa. Una situazione stupida.
Non c’è risposta.
Anna Danilova
Filologa, specialista in anglistica e letterature straniere, ha insegnato alla facoltà di filologia dell’Università Lomonosov. Direttrice del portale informativo «Ortodossia e mondo» (www.pravmir.ru).
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