
13 Luglio 2025
Dio, il potere e la spada
In una conversazione con i fedeli, padre Uminskij distingue tra il potere che viene da Dio e l’uso che ne fanno i governanti, che può invece contraddire Dio. L’invito a leggere criticamente le Scritture, evitando letture strumentali al potere o alla politica, è oggi quanto mai necessario.
San Paolo nella lettera ai Romani dice che il governante non porta la spada invano: egli è servitore di Dio, un vendicatore per punire chi fa il male (Rm 13, 3-4, «I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male»).
Vediamo che l’apostolo non parla semplicemente della possibilità dell’esistenza delle armi, ma ammette anche il loro uso proprio come un servizio reso a Dio. Tuttavia si può davvero usare un’arma come servizio a Dio? No, non si può. Perché per farlo dovremmo semplicemente estrapolare la frase dal contesto. Il capitolo tredicesimo della lettera ai Romani dice infatti che ogni potere viene da Dio.
Ma questo non significa che tutte le persone che detengono il potere vengano da Dio e che ogni singola persona che oggi si trova al potere… pensiamo a tutti i capi di Stato che ci sono ora nel mondo… Guardiamoli bene, con attenzione e spirito critico, queste «belle» facce dei governanti del mondo contemporaneo: si può dire che tutti vengano direttamente da Dio? Che tutti questi diversi leader nei vari paesi dell’Occidente e dell’Oriente, del Nord e del Sud vengano tutti direttamente da Dio? E che qualunque cosa dicono venga da Dio? E qualunque cosa fanno venga da Dio?
In questo momento, questi stessi leader sono pronti a distruggersi l’un l’altro e lo fanno, per inciso, nella piena convinzione di agire davvero per conto di Dio. No, qui si parla del principio stesso del potere. È il principio del potere a essere stabilito da Dio. Le persone che arrivano al potere possono essere di diverso tipo, possono venire da Dio oppure no.
Proprio per questo, quando Satana tenta Cristo nel deserto, gli dice: adorami, perché tutto il potere di questo mondo è stato dato a me (Mt 4, 9). Ma allora, il potere viene da Dio o non viene da Dio? Questa è la domanda.

Martirio di San Paolo (Holger Uwe Schmitt, wikimedia).
Il punto è che il principio del potere, l’istituzione stessa del potere, viene da Dio. Persino Ponzio Pilato, che condanna Cristo alla crocifissione, ha una certa carica, e quella carica viene da Dio. Ma la sua azione consegna Cristo alla croce. «Ho il potere di ucciderti – dice Pilato – e ho il potere di liberarti», dice a Cristo (Gv 19, 10). E Cristo gli risponde con mitezza: «Tu non avresti alcun potere, se non ti fosse stato dato dall’alto» (Gv 19, 11). Così parla Cristo a Pilato, mentre sta davanti a lui legato, percosso e condannato a morte.
Perciò, il servo che porta la spada è un servo che appartiene al potere che viene da Dio, ma questo non significa che lui stesso sia un servo di Dio. I veri servi di Dio sono gli angeli, e soltanto loro lo sono nel senso più pieno e diretto del termine. E quindi dobbiamo comprendere a fondo, correttamente le parole di san Paolo, tenendo conto proprio di questo contesto.
Peraltro, l’apostolo Paolo fu giustiziato proprio con l’arma di cui stiamo parlando, da quello stesso servo che dovrebbe appartenere a Dio, al servizio dell’imperatore romano a Roma. Sì, a Paolo fu tagliata la testa. E allora: quella spada era forse un servizio a Dio, o no? Ecco perché dobbiamo accostarci a queste parole con saggezza, e non come se si trattasse di un’iniziativa politica.
(Immagine d’apertura: R. Cheaib/Pixabay)
Aleksej Uminskij
Già parroco ortodosso a Mosca, conduttore televisivo, redattore della rivista «Al’fa i Omega», ha al suo attivo numerose pubblicazioni sul tema dell’educazione cristiana. Costretto a lasciare la Russia alla fine del 2023 per le sue posizioni a favore della pace, per queste stesse ragioni è stato in seguito sospeso a divinis e ridotto allo stato laicale dal patriarcato di Mosca. Ora è stato reintegrato nella dignità sacerdotale in seno al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.
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