15 Aprile 2024
Sperare anche all’inferno
Varie volte Naval’nyj ha detto di essere credente, in tribunale e sui social. Dopo la sua morte, molti cristiani si chiedono come sperare in una situazione che sembra senza via d’uscita. Il portale indipendente «Meduza» ha intervistato in proposito padre Andrej Kordočkin.
Come il cristianesimo ci insegna a vivere nei momenti in cui sembra che non ci sia più speranza?
Questa, secondo me, è la cosa più importante che ci insegna il Vangelo. Perché, se ricordiamo la vita terrena di Cristo, vediamo che i discepoli e le discepole che gli erano più vicini si sono trovati in questa stessa situazione, dopo che è stato ucciso.
Non c’era più speranza, sono fuggiti impauriti e disperati. Eppure, qualcuno è rimasto: le donne che la Chiesa venera come «mirofore». Sono andate al suo sepolcro sapendo che non aveva senso, perché era chiuso da una pietra che non potevano spostare da sole.
Ciononostante, a dispetto di tutte le considerazioni razionali e logiche, ci sono andate e, grazie alla loro fede e alla loro speranza sono state, malgrado tutto, le prime testimoni della resurrezione di Cristo.
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Andrej Kordočkin
Nato a Leningrado, ha studiato teologia a Oxford. In seguito, è stato parroco per 18 anni della chiesa di Santa Maria Maddalena a Madrid e cappellano nelle carceri spagnole. All’inizio della guerra in Ucraina, ha firmato l’appello dei sacerdoti della Chiesa ortodossa russa per la cessazione del conflitto. Sospeso a divinis per tre mesi nel 2023, si è dimesso ed è passato al patriarcato di Costantinopoli. Oggi è parroco della comunità ortodossa di Tilburg, in Olanda. È tra gli organizzatori del progetto «Pace a voi», che aiuta i sacerdoti del patriarcato di Mosca in difficoltà per le loro posizioni a favore della pace.
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