
3 Luglio 2025
Il cuore centro dell’amore umano e divino: papa Francesco e P. Jurkevič
Il cuore, spesso ridotto a mero sentimento, è in realtà il centro dell’esperienza umana e spirituale. Una concezione approfondita nell’enciclica «Dilexit nos» di papa Francesco, così come nella tradizione delle «preziose e provate» Chiese orientali, che proprio in questa integralità trovano una delle loro principali caratteristiche. In un mondo ferito, solo dal cuore può nascere una vera speranza.
Nel nostro mondo, il cuore è spesso banalizzato come puro sentimento o come pura fisiologia, secondo una frammentazione in cui non v’è poi lo spazio per le esperienze reali degli uomini concreti, che ne conoscono invece la centrale presenza, esemplificata nel vecchio adagio di Pascal secondo il quale il cuore ha ragioni che la ragione non conosce. Non è forse un caso che Leone XIV, in uno dei primi atti del suo pontificato, abbia invitato ad affidarsi proprio al Sacro Cuore, affinché «ognuno di noi trovi consolazione nel rapporto personale con Gesù e impari dal suo Cuore la compassione per il mondo».
Potrebbe essere anche questa una coincidenza dettata dalla tradizione, ma non si può fare a meno di notare come papa Leone stia muovendo i primi passi del suo pontificato sulle tracce lasciate dal suo predecessore, facendole proprie per mezzo del suo personale carisma. Infatti, l’ultima enciclica di papa Francesco, la Dilexit nos (Dn), ha avuto come oggetto proprio il Sacro Cuore di Gesù: il pontefice ne definiva le caratteristiche e ne ripercorreva la devozione all’interno della storia della Chiesa, perché fosse più chiaro ai fedeli che affidarsi al cuore di Cristo significa lasciarsi abbracciare dal suo amore e compartecipare alle ferite del mondo: «Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno» (Dn, 220).

La basilica del Sacro Cuore a Montmartre. (E. Sagarra/pixabay)
Mosso dalle guerre contemporanee che lacerano il mondo e da una sempre più difficoltosa capacità di relazione tra gli uomini, papa Francesco aveva deciso di scrivere una lettera enciclica «sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo», perché «solo a partire dal cuore le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà e a pacificarle affinché lo Spirito ci guidi come rete di fratelli. (…) Prendere sul serio il cuore ha conseguenze sociali» (Dn, 28-29) ed è proprio il cuore che «ci conduce al centro intimo della nostra persona, ci permette anche di riconoscerci nella nostra interezza e non solo in qualche aspetto isolato» (Dn, 15).
Nella sua riflessione, Francesco specificava che adorando il Sacro Cuore di Gesù adoriamo Cristo stesso: «Non lo adoriamo isolatamente, ma in quanto con questo Cuore è il Figlio stesso incarnato che vive, ama e riceve il nostro amore» (Dn, 50). Il cuore, dunque, è realtà che rimanda a Cristo nella sua totalità, la devozione al Sacro Cuore non riguarda solo una parte della Persona di Gesù, ma l’interezza del suo Essere.
Anzi, il cuore è generalmente inteso come simbolo dell’amore nel senso più autentico e pieno della parola, il luogo in cui viene custodito quanto abbiamo di più caro. Per questo motivo «si comprende allora che la Chiesa abbia scelto l’immagine del cuore per rappresentare l’amore umano e divino di Gesù Cristo e il nucleo più intimo della sua Persona» (Dn, 54).
E proprio in quanto «intimo centro unificatore» ed «espressione della totalità della persona» (Dn, 55), nel caso di Cristo il Cuore non solo racchiude tutto l’amore che Egli ha per noi, ma è lo strumento attraverso cui Egli si rende vicino alla nostra condizione di uomini: «L’immagine del cuore ci parla di carne umana, di terra, e perciò ci parla anche di Dio che ha voluto entrare nella nostra condizione storica, farsi storia e condividere il nostro cammino terreno» (Dn, 58).
L’amore infinito di Dio si è fatto carne nel cuore umano di Cristo, e la devozione a questo Cuore ci apre al mistero dell’amore divino che si comunica attraverso l’umanità di Gesù:
«Il Figlio eterno di Dio, che mi trascende senza limiti, ha voluto amarmi anche con un cuore umano. I suoi sentimenti umani diventano sacramento di un amore infinito e definitivo. Il suo cuore non è dunque un simbolo fisico che esprime soltanto una realtà spirituale o separata dalla materia.
Lo sguardo rivolto al Cuore del Signore contempla una realtà fisica, la sua carne umana, e questa rende possibile che Cristo abbia emozioni e sentimenti umani, come noi, benché pienamente trasformati dal suo amore divino.
La devozione deve raggiungere l’amore infinito della persona del Figlio di Dio, ma dobbiamo affermare che esso è inseparabile dal suo amore umano, e a tale scopo ci aiuta l’immagine del suo cuore di carne» (Dn, 60).
Nella prima parte dell’enciclica, Francesco definisce le caratteristiche del cuore umano e specifica che cosa intendiamo quando diciamo la parola «cuore» nella nostra esperienza. Per fare questo, vengono riportati una serie di esempi tratti dalla letteratura e filosofia antica da cui emerge che il cuore dell’uomo è il centro non solo del corpo, ma anche dell’anima, è «centro del desiderio e luogo in cui prendono forma le decisioni importanti della persona» (Dn, 3). Francesco si appella anche alla Bibbia, da cui risulta che il cuore è il «nucleo (…) che sta dietro ad ogni apparenza, anche dietro i pensieri superficiali che ci confondono» (Dn, 4), il luogo in cui si formano le domande più vere che ci conducono a Dio. In sostanza, il cuore «ci conduce al centro intimo della nostra persona, ci permette anche di riconoscerci nella nostra interezza e non solo in qualche aspetto isolato» (Dn, 15).

Interno della basilica. (Chiemseherin/pixabay)
La riflessione di Panfil Jurkevič
Alla luce di questa particolare insistenza sull’integralità dell’essere umano che si manifesta nella devozione del cuore, decisamente provvidenziale appare il richiamo dell’attuale pontefice al valore delle «preziose e provate» Chiese orientali, che hanno proprio nell’affermazione di questa integralità una delle loro principali caratteristiche, come mostra il testo di un pensatore russo del XIX secolo, il filosofo Panfil Danilovič Jurkevič (1827-1874), il più famoso rappresentante della scuola di Kiev e maestro di Vladimir Solov’ëv, che ha riflettuto approfonditamente sulla natura del cuore umano in un saggio contenuto nei Contributi dell’Accademia ecclesiastica di Kiev (1860), tradotto per la prima volta in italiano nel 1986 dalla «Nuova Europa».
La riflessione di Jurkevič ci permette di apprezzare quella preziosità di cui parla papa Leone, sottolineando proprio l’idea dell’integralità dell’essere umano così centrale nell’enciclica di Francesco. Infatti, egli parla del cuore come «il centro di tutta la vita corporea e spirituale dell’uomo, l’organo fondamentale e la sede più propria di tutte le forze, funzioni, moti, desideri, sensazioni e pensieri dell’uomo».
Anche secondo il pensiero di Jurkevič il cuore è il centro di ciò che caratterizza l’umano e il divino nella loro comunione di grazia, poiché è il luogo in cui lo Spirito viene riversato nell’uomo: infatti, egli considera il cuore «centro della vita morale dell’uomo», non solo perché «è la tavola sulla quale è scritta la legge morale naturale», ma perché «si scrive anche la legge della grazia: “Ascolta popolo mio – dice il Signore – che porti nel cuore la mia legge” (Ger 31,33)».

Mosaico dedicato al Sacro Cuore di Cristo. (pixabay)
Sempre alla luce di questa centralità, il filosofo critica, poi, la scienza e la filosofia a lui contemporanee, poiché a suo giudizio si rivelano parziali nel tentativo di spiegare la vita spirituale dell’uomo: «Il pensiero non esaurisce tutta la pienezza della vita spirituale dell’uomo così come la perfezione del pensiero non rivela ancora tutte le perfezioni dello spirito umano. Chi sostiene che “il pensiero è tutto l’uomo” e spera di spiegare tutta la varietà dei fenomeni psichici in base al solo pensiero, non avrà maggior successo di quel fisiologo che si era messo a spiegare i fenomeni dell’udito e del suono, del tono e della parola sulla base di fenomeni visivi, quali l’estensione, la figura, il colore ecc.».
La scienza, inoltre, non coglie che è il cuore l’organo «più proprio dell’anima» come fondamento dei fenomeni psichici: «Il senso globale dell’anima ci pare uno dei fenomeni più importanti per la spiegazione della dottrina biblica del cuore come centro della vita psichica. Lo stato e la situazione dell’anima sono ben lungi dall’essere definiti in tutta la loro pienezza dall’attività dei cinque organi di senso che portano le impressioni ricevute dall’esterno siano all’encefalo».
Sintonia di questo lontano pensatore russo con il magistero di papa Francesco, dunque, ma anche con il magistero cattolico in generale; basti solo ricordare l’altro caso recente di san Giovanni Paolo II che,
nella sua lettera apostolica Orientale lumen (1995), parlava del cuore come «vero carisma per essere aiutati, con dolcezza e fermezza a trovare la strada della verità» (Ol, 13).
Riponiamo dunque il nostro cuore, in cui è stata seminata la Verità, nel cuore di Cristo: perché in questo tempo di guerre strazianti che purtroppo sembrano non finire, attraverso il suo amore possiamo veramente portare conforto nel mondo.
(Immagine d’apertura: basilica del Sacro Cuore a Montmartre; Magic Med/Pixabay)
Alessandra Belloli
Nata a Milano (1996), ha conseguito la laurea magistrale in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, discutendo una tesi sull’analisi, traduzione e commento del racconto di Ivan Bunin Il primo lunedì di Quaresima. Sta conseguendo un dottorato di ricerca in letteratura russa sulla raccolta Il giunco di Anna Achmatova nella medesima università. Attualmente è redattrice per la Nuova Europa e ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana.
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