9 Maggio 2016
Patriottismo: generosi senza gratitudine
La Russia ubriaca di patriottismo nell’anniversario della vittoria, si pasce di gloria e calpesta chi ha dato la vita per lei. Solo la gratitudine può impedire lo sperpero inconsulto di risorse e vite umane, e trasformarlo in ricchezza comune.
È appena andata via la neve che già i portinai attorno a casa mia raccolgono le foglie dell’anno passato. Le avevano già raccolte in autunno ma evidentemente senza troppa cura. E di nuovo ci sono dappertutto i sacchi neri di plastica, che poi porteranno alla discarica per farne concime. Dicono che è un buon business, soprattutto considerate le dimensioni di Mosca. Si fa già da qualche anno ed è sorprendente. Qualche volta, qua e là, aggiungono della terra fresca, ma perlopiù grattano via semplicemente la terra che dovrebbe difende le radici dal gelo. Così il terreno si trasforma in una crosta pietrificata senza un filo d’erba, da cui spuntano i tronchi degli alberi che ogni primavera, nonostante tutto, rinverdiscono. La terra è talmente ricca che anche a spellarla due volte l’anno trova sempre in sé le energie per nutrire gli alberi.
Forse il tratto principale della Russia è la ricchezza dissennatamente sperperata. E qui non intendo le Bentley, i ristoranti di lusso e le «miglia d’oro», che sono un fenomeno tipico della capitale, intendo l’inesauribile ricchezza del suolo.
Di secolo in secolo questo paese ha distrutto i suoi figli e figlie migliori, e il XX secolo ha dato dei risultati ineguagliabili sia sul piano quantitativo che nella scelta dei migliori; eppure ce n’è tanti come prima. Sono stati annientati la parte più intraprendente della classe contadina, l’aristocrazia, i professionisti d’ogni ramo, l’intelligencija, anche le persone sensibili, eppure la gente capace e i professionisti continuano a nascere con incredibile perseveranza; poi vengono sprecati o se ne vanno, ma altri ancora ne nascono; e così di generazione in generazione. Chi ha viaggiato almeno un po’ per la Russia e ha parlato con la gente, dice che lascia un’impressione forte e sorprendente trovare dei giovani vivi e dotati là dove esistono condizioni scarsissime per la loro formazione e sviluppo.
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Nikolaj Epple
Filologo, anglista e traduttore, collabora al quotidiano Vedomosti di Mosca.
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