26 Luglio 2019
Preferisco aiutare che scontrarmi
Storia di Njuta Federmesser, che ha creato gli hospice in Russia. Tra il governo che vuole usarla e l’opposizione che sale in cattedra per giudicarla, lei pensa al bene delle persone. Senza cedere al fascino del potere o all’ideologia antiputiniana. Dice che «non possiamo aggiungere giorni alla vita, ma vita ai giorni sì».
Intorno al nome di Njuta Federmesser sono nate forti polemiche nel novembre scorso, quando ha accettato di entrare a far parte dello stato maggiore del «Fronte Popolare Russo V. Putin», un’organizzazione dell’establishment odiosa a molti, e in giugno, quando ventiquattr’ore dopo essersi candidata alle elezioni dell’amministrazione del comune di Mosca, in seguito a una lettera aperta di Naval’nyj che accusava le autorità moscovite di aver promosso la sua candidatura per affossare Ljubov’ Sobol’ – la candidata del suo partito – si è tirata indietro. Ma nella ridda di critiche e voci discordanti diffusesi in entrambe le occasioni, mi ha colpito un ritornello ricorrente che sembra echeggiare l’evangelico «O Signore, da chi andremo?»: attestazioni di stima per la sua persona che hanno indotto molti, in entrambi i casi, a sospendere il giudizio su gesti che pure ritenevano inspiegabili e difficilmente giustificabili.
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Giovanna Parravicini
Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.
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