25 Novembre 2022

Il cinema russo si autocensura

Redazione

La Russia si autocensura e non candida nessun film all’Oscar. Ma un membro del comitato russo ricorda che il modello «uno decide per tutti» fa solo danni. E si dimette.

Il Comitato russo per il premio Oscar ha deciso di non candidare nessun film all’Academy Film Award quest’anno. Secondo il famoso regista Nikita Michalkov, presidente dell’Unione dei Registi della Federazione russa, «non aveva senso farlo». Ma non tutti i suoi colleghi sono d’accordo, anzi, sono rimasti interdetti dalla decisione, al punto che Pavel Čuchraj, capo del Comitato russo degli Oscar, ha rassegnato le dimissioni, seguito da Andrej Zvjagincev, uno dei registi più famosi nel paese e all’estero. Zvjagincev ha spiegato che tale decisione non riguarda solo la questione della candidatura dei film russi agli Oscar, ma anche la situazione politica in Russia. Ecco il testo integrale della sua dichiarazione.

«La mia decisione di dimettermi dalla Commissione per gli Oscar è dettata più o meno dalle stesse ragioni di cui Pavel Čuchraj, presidente della Commissione, ha scritto nella sua lettera.

Quando si apprende dalla stampa che l’organizzazione di cui sei a capo ha deciso di non candidare alcun film russo quest’anno – a prescindere dalle considerazioni politiche, etiche o estetiche che hanno mosso chi ha preso autonomamente questa decisione, – si tratta di uno sfacciato abuso da parte di alcuni membri del Comitato, che pensano che la loro visione onniveggente e arrogante della situazione sia sufficiente. In un’organizzazione che conta circa 20 persone, quasi tutti hanno saputo del fatto dai giornali.

Ciò non è solo bizzarro o sconsiderato ma terribile, così com’è terribile che una persona sieda di fronte al pulsante per l’attacco nucleare mentre tutti gli altri (miliardi di altri) aspettano col fiato sospeso di vedere se lo premerà o no.

Costui ha già compiuto due gesti irreparabili – ha mosso guerra al suo ex buon vicino ed ora ha provocato l’esodo di un enorme numero di cittadini dal proprio paese. Le conseguenze, catastrofiche per le dimensioni del disastro umanitario che producono, sono nelle mani (e sulla coscienza) di un solo uomo. In futuro, sarà necessario che non solo «la bella Russia del futuro», ma anche il mondo intero, rivedano questo stato di cose. Il modello «uno decide per tutti» non funziona, ma soprattutto è dannoso.

Non ho più il benché minimo desiderio di avere a che fare con decisioni così folli e di essere coinvolto negli affari e negli umori di persone di questo tipo. Non me ne vado solo dalla suddetta organizzazione, ma chiedo che la mia dichiarazione pubblica sia estesa anche all’Unione dei Registi della Federazione russa, all’Accademia Zolotoj Orel e all’Accademia Nika.

Rimango un regista e un cittadino russo, solo senza i privilegi accademici e gli altri privilegi associativi che consentono di prendere decisioni fatali per chicchessia».

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