
23 Ottobre 2025
Finalmente torno a respirare
Giungono dal carcere notizie di Ivan Tiščenko, il cardiochirurgo moscovita condannato a quattro anni per «aver finanziato un’associazione estremista», ossia la Fondazione di Naval’nyj prima che fosse dichiarata illegale.
Il 24 dicembre 2024 Ivan Tiščenko era stato condannato a quattro anni di colonia penale a regime comune e nel giro di pochi giorni era stato rinchiuso nel carcere di isolamento istruttorio n.4 di Mosca. Finalmente a settembre, dopo otto mesi, è stato trasferito nella colonia penale n. 6 di Kolomna, dove si trova sempre in cella di isolamento, ma quanto meno gli è concessa un’ora d’aria nel cortile. Prima gli si permetteva solo raramente di uscire dalla cella, ed era comunque costretto a restare sempre al chiuso.
«È felice per il sole e per la possibilità di poter aprire la porta liberamente! Non si lamenta di nulla, ma gli mancano molto i libri» ha raccontato il suo avvocato Katerina Tertuchina dopo una visita. Infatti, nonostante gli siano stati spediti diversi libri che si sa con certezza essere arrivati alla colonia penale, lui non li ha mai ricevuti.
Pochi giorni fa Ivan ha potuto finalmente incontrare brevemente la figlia, ed è riuscito a scherzare e raccontare della sua quotidianità e delle persone che lo circondano. Nel complesso, – dice – va tutto bene. L’igiene non viene trascurata e gli sono concessi due giorni a settimana per lavarsi (a differenza del carcere di isolamento in cui ne aveva a disposizione solo uno!). Anche il cibo è migliore rispetto a prima, manca solo qualsiasi tipo di frutta e di dolce. In una lettera ricevuta alcuni giorni fa dai colleghi ha descritto la situazione attuale:
«[…] Mi sto adattando, e in effetti qui si respira di nuovo, a differenza del carcere di isolamento, dove si stava davvero molto peggio. Lì è una vera tortura, non hai la possibilità né il diritto di provare emozioni negative. Non puoi permetterti di arrabbiarti o di agitarti per nessun motivo. Non puoi scegliere se avere a che fare o meno con i tuoi compagni di cella, perché sei con loro 24 ore al giorno, e non puoi prenderti una pausa da una persona, per quanto ti dia fastidio; insomma, è difficile da spiegare:
è una sorta di paralisi dell’anima, che a poco a poco produce una necrosi a partire dai margini.
Per farla breve, la fase più difficile è passata. È un po’ come la morte, niente di terribile, ma comunque dolorosa… beh, forse è diverso per tutti. Ho smesso di sognare l’ospedale, mentre a Medvedkovo lo sognavo praticamente ogni giorno… aspetto i libri, ma probabilmente dovrò armarmi di pazienza…»
Le notizie sulle condizioni dei molti detenuti come Tiščenko sono dure da leggere, ma proprio per questo colpisce come lui riesca a non perdersi d’animo e trovare anche qui dei semi di positività, che a volte strappano un sorriso.
(Immagine d’apertura: Sota).
Anna Kondratova
Moscovita, laureata in sociologia. Ha seguito da vicino lo sviluppo del movimento d’opposizione in Russia. Giornalista e saggista.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI