
17 Ottobre 2025
Una piccola storia quasi normale
Avere un nemico di cui indignarsi o su cui riversare disprezzo è un atteggiamento diffuso. Sembra quasi un modello «etico» e invece è frutto della guerra. È solo un modo per allontanare da sé ogni sospetto di colpa.
Questa è la storia di un ragazzino di nove anni, figlio di Andrej Lošak, giornalista russo famoso, autore di importanti servizi, apprezzato regista di documentari, molto impegnato nella vita sociale, tanto che ha messo in piedi un’organizzazione che raccoglie fondi per aiutare invalidi e persone colpite da malattie rare; insomma, un uomo che è arrivato al successo grazie allo sguardo attento alla realtà e ai bisogni degli altri e che da un pezzo spende il proprio successo per gli altri.
Quando inizia la tragedia ucraina, il nostro giornalista, non potendola accettare, emigra in Georgia col figlio, nato nel 2016. Il ragazzino frequenta per due anni la scuola francese a Tbilisi, bella, confortevole, accogliente, come la maggior parte delle scuole internazionali a pagamento; oltre tutto con tanti bambini di lingua russa e lui, che è un tipo socievole, fa subito amicizia con i suoi compagni. E siccome è anche sveglio sa valutare chi ha davanti, e così di un soggettino sempre un po’ sopra le righe dice che è «un teppista»; «e tu chi sei?», gli chiede suo padre: «Io sono solo un tipo divertente», risponde.
Dal settembre scorso frequenta una scuola comunale a Parigi. Bambini di lingua russa non ce ne sono, mentre il suo francese, ovviamente, non è all’altezza di quello dei madrelingua, per cui i suoi compagni spesso lo deridono; lui ci resta male e si rattrista.
Qualche giorno fa, a letto prima di addormentarsi, all’improvviso ha buttato lì: «Se vivessi in Russia, probabilmente avrei un sacco di amici, vero?». Poi si è messo a singhiozzare e ha chiesto: «Papà, perché la vita è così difficile?».
A suo padre si è spezzato il cuore, così è andato a parlare con il nuovo insegnante Nathan, un giovanotto timido sui 25 anni, con gli occhiali, biondo, i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo; un tipo con l’aria un po’ da nerd, ma anche lui sveglio e ha già capito tutto. Ha capito che il nuovo arrivato, cercando di farsi notare, non risulta simpatico ai suoi compagni francesi che si sentono superiori e non capiscono perché durante l’intervallo il nuovo compagno fa finta di essere ora una scimmia, ora un ubriaco. Pensano che sia matto, mentre lui vorrebbe solo farli ridere.
Nathan (che tra l’altro è un appassionato di Tarkovskij, sul quale ha addirittura scritto una tesina) ha fatto subito un discorso ai suoi alunni (ovviamente in assenza del loro nuovo compagno), ma non è servito a molto.
Giorni fa il nostro ragazzino ha sbagliato a pronunciare una parola e tutti hanno riso. A quel punto Nathan ha imposto il silenzio e ha detto al nostro di scrivere qualcosa alla lavagna in russo. Poi ha chiesto ai compagni di leggere. Ovviamente nessuno è capace (la parola è in cirillico) e lui commenta: «Beh non sapete nemmeno leggere e ridete del suo accento».
Sulla lavagna il nostro ragazzino divertente aveva scritto: «Io sono normale». E dalle risatine i suoi compagni sono passati alla vergogna.
Fa tenerezza la storia di questo bimbo alla ricerca di una vita normale, che la politica sembra rendere impossibile ma che lo sguardo sollecito di un padre e l’intelligenza di un educatore fanno rinascere, mostrando che l’altro è innanzitutto una ricchezza incompresa.
Una tenerezza infinita, ma anche un invito potente alla pace, che nasce dal giudizio di uomini che non tacciono sul male; e il male può essere quello fatto da ragazzini superficiali per il troppo benessere, ma può essere anche quello fatto su tanti bimbi strappati ai loro genitori, su tanti bimbi senza più casa o ridotti alla fame.
E poi ci sono degli uomini che, oltre a non tacere sul male, mostrano che c’è, nascosto, un bene più grande. E il bimbo, magari, sarà guardato meglio, e i suoi compagni, magari, potranno diventare più attenti. E passare dalla vergogna alla pace.
(Immagini generate con IA)
Adriano Dell’Asta
È docente di lingua e letteratura russa presso l’Università Cattolica. Accademico della Classe di Slavistica della Biblioteca Ambrosiana, è vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI