9 Maggio 2024
C’è sempre qualcosa di buono da raccontare
I post di una vecchia amica russa, Tat’jana Daševskaja, sono un’occasione per riconciliarci con la natura umana. La solidarietà non è un discorso, è la vita di ogni giorno.
4 febbraio 2024
C’è sempre qualcosa di buono da raccontare. Ad esempio, della piccola profuga Milanka, la cui casa in Ucraina è andata distrutta, e che è arrivata in Italia con mamma e papà. Sì, anche il papà, cosa molto rara nelle famiglie di profughi. Solo le famiglie con figli gravemente malati potevano uscire anche con la parte maschile. Due di queste famiglie, a Roma, sono state riprese da Egor Astachov nel suo bellissimo documentario Gente.
Questa è la storia di una delle due famiglie. La piccola Milanka è una bimba nata senza l’esofago, e dalla nascita veniva nutrita attraverso una sonda nello stomaco. Una cosa pensatissima sia per lei che per i genitori, vi potete immaginare cosa significhi, in queste condizioni, scappare dalla guerra ed essere profughi. In Italia le hanno fatto una serie di operazioni preparatorie e infine l’operazione, molto complessa, di ricostruzione dell’esofago usando i tessuti del suo stesso organismo. Un vero miracolo, senza alcuna riserva. Ne siamo stati testimoni in tutte le fasi.
Durante il processo di preparazione Milanka doveva ingrassare perché era molto piccola e gracile, e aveva pure perso peso durante le sue traversie. Mia figlia Anja le portava del latte speciale. Poi Milanka si è ammalata e l’operazione è stata rimandata. L’altra mia figlia Maša faceva da interprete nei colloqui con i dottori. Ed eccolo qua il nostro uccellino, oggi l’ho fotografata in chiesa. Guardate come mangia il pane benedetto: apre la bocca come qualsiasi bambino, poi mangia una caramella, mastica come se non ci fossero stati tutti quegli anni con la sonda nello stomaco. Adesso è più in carne, un piacere a vedersi, è socievole e allegra.
Ma se si vuole dire che il miracolo è stato possibile solo perché è arrivata in Europa, allora no, non è vero. In Ucraina c’era un chirurgo che faceva queste operazioni e aveva già iniziato a preparare Milanka, ma è morto sotto un bombardamento.
30 aprile 2024
Nel mare di dolore, di guerre, di condanne inique, di scene di abbrutimento di massa che riempiono oggi la cronaca, viene subito voglia di conservare, diffondere e mostrare le briciole di ogni bella notizia locale.
Ho già raccontato che nella nostra parrocchia ci sono due famiglie di profughi ucraini con i figli ammalati. Sono arrivati in base a un programma speciale e soprattutto, sono famiglie al completo perché ai papà hanno dato il permesso di uscire con i bimbi malati.
Di Milanka, la bimba nata senza l’esofago ho già raccontato: ora vive come un bambino normale, si è ristabilita, e nonostante tutte le sofferenze che ha passato ha un carattere bellissimo, molto socievole.
Nell’altra famiglia c’è il bambino Saša, che è arrivato su una sedia a rotelle che gli andava ormai troppo piccola. Suo papà Vasja, aveva attaccato una specie di trespolo di legno per sostenere le gambe, ed ha aspettato a lungo che gli consegnassero una carrozzella nuova, perché la burocrazia sanitaria si muove a passo di lumaca. Una volta ho detto a mia figlia Anja che guardare quel bambino mi faceva nascere un senso di vergogna. Che colpa avevo per dover sentire vergogna a guardare negli occhi un bambino malato, a cui era già andata così male all’inizio della vita, e che in più era stato cacciato dalla sua casa, lasciando i suoi quaderni e giocattoli? La sua era una famiglia di agricoltori, l’esercito russo le ha distrutto tutto.
Mia figlia Anja ha ribattuto duramente: «Invece io quando vedo Saša con le gambe appoggiate sul pezzo di legno ho vergogna per l’Italia. Com’è possibile tirarla così in lungo con la carrozzella?». In Italia si fa tutto lentamente ma bene, e gli hanno dato una carrozzella bellissima, la migliore. Nel frattempo, gli hanno fatto un’operazione, a quanto pare è solo la prima, poi hanno iniziato la riabilitazione. Ed è così che alla vigilia della Settimana Santa lo abbiamo visto senza carrozzella. Ta-tam! Il ragazzino è arrivato con le sue gambe, tenendo il papà per mano; ora cammina da solo e sa persino saltare. Non riuscivo a crederci! Avrei fatto anch’io dei salti di gioia per loro.
Naturalmente, lo aspettano ancora molte cure, ma siamo già a una nuova fase, deambulante. Li ho fotografati di spalle, per non metterli in imbarazzo. Vasja, il papà di Saša, è un uomo molto timido, tranquillo e gentile. E anche bello. Lo abbiamo visto nel documentario di Astachov, dove, tra l’altro, dice una cosa terribile con la sua voce tranquilla. Dice: «Quando sono venuto qui avevo paura di incontrare dei russi». Questa frase mi ha fatto piangere. Non ha detto: «Odiavo i russi e non li volevo incontrare». Aveva paura di noi.
Fino a questo punto siamo arrivati! Ma grazie a Dio, ora la paura gli è passata.
Foto di apertura: Postoj.sk