7 Gennaio 2021
La Duma vuole un pensiero sempre più unico
«Vietare, limitare, tenere in pugno e non mollare», questa, secondo Archangel’skij, la sostanza del nuovo progetto di Legge della Duma sull’istruzione. Per difendersi dalla «forze antirusse».
Alla Duma è in discussione un nuovo progetto di legge sull’istruzione nella Federazione russa, contenente alcuni emendamenti che proibiscono di «svolgere attività formative» senza il permesso delle autorità. Autori del documento sono cinque membri del Consiglio della Federazione e dieci deputati della Duma, fra i quali l’ex procuratore della Crimea Natal’ja Poklonskaja. In seguito, però, Poklonskaja si è ritirata.
Nel progetto si parla di «attività formativa» al di fuori dei programmi didattici di scuole e università. Questa attività formativa è intesa in senso lato: secondo gli estensori del documento può diffondere conoscenze, capacità, attitudini, orientamenti ideali, esperienze e competenze, per promuovere lo sviluppo intellettuale, spirituale e d’altro genere della persona. A stabilire come controllare questa attività dev’essere il governo.
Secondo gli autori degli emendamenti, la legge oggi non sancisce quali debbano essere le «modalità in cui si realizza» l’attività didattica e questo, a loro avviso, «crea i presupposti perché le forze antirusse attuino in modo incontrollato una vasta gamma di eventi propagandistici mascherati da attività formative» in ambito scolastico e universitario. Questi eventi, come è scritto nelle note esplicative, possono cercare di «discreditare» la politica russa, a «portare al revisionismo storico e a minare l’ordinamento costituzionale». Gli emendamenti hanno dunque lo scopo di impedire «negative ingerenze dall’estero» nel campo dell’istruzione.
La legge «Sull’istruzione nella Federazione russa», una legge esemplare, forse la migliore prodotta dalla nostra Duma negli ultimi vent’anni, è oggetto di infiniti attacchi da parte di deputati e senatori che desiderano migliorarla, o più che altro distruggerla. Nel caso specifico, in una legge che descrive i meccanismi dell’istruzione, si cerca di inserire i meccanismi della formazione. Cioè si sta cercando di regolamentare un’ulteriore zona di interazione umanistica della nostra povera società. Perché dico povera?
Perché questo progetto di legge è finalizzato non a sviluppare gli istituti di formazione, non a sostenere iniziative private o statali, non a creare le condizioni perché il mondo degli affari investa nei progetti formativi, bensì a istituire l’ennesima forma di controllo, al grido di «Tenere in pugno e non mollare».
Non starò neanche a dire che questa legge parte da una contraddizione. Ci promette di circoscrivere una sfera che esula da quella dell’istruzione, ma nel far questo descrive la formazione come… la soddisfazione di esigenze e di interessi inerenti all’istruzione! L’istruzione si fonde con la formazione e la formazione con l’istruzione. Ma questo non è ancora il peggio.
Il peggio è che stiamo tornando agli anni ‘30, quando ovviamente non si usavano parole come «formazione», ma si cercava di controllare tutto dall’A alla Z, riconducendo all’ideologia di Stato dominante tutte le libere manifestazioni del pensiero che sono poi l’essenza della vita umana. Anche in questo caso notiamo la tendenza a controllare, classificare e proibire.
Temo che per chi non sa distinguere tra formazione e propaganda perché si occupa appunto di propaganda, l’entusiasmo giovanile con cui lotta contro quelli che la pensano diversamente costituisca l’essenza, il senso e la gioia della vita. Se tutti gli emendamenti entreranno in vigore, si potrà bloccare qualsiasi progetto formativo per studenti delle scuole e delle università secondo il capriccio dei dirigenti. Non in modo sistematico ma a caso, arbitrariamente, come nella conta dei bambini: «A te sì, a te sì, a te no!». Si farà mercato, non per corruzione ma per politica: «Se farai come diciamo, ti lasceremo parlare di certi argomenti, altrimenti peggio per te».
Lo dico perché, avendo lavorato a molti progetti formativi, ormai ne ho viste tante. In particolare, nel 2015 ho visto distruggere «Dinastia», la miglior fondazione per la formazione scientifica che avessimo, con la scusa della legge sugli agenti stranieri. Anche adesso cominceranno col chiudere tutti gli enti che ricevono finanziamenti dall’estero, perché c’è una fantastica clausola: gli emendamenti servono ad impedire «alle forze antirusse di realizzare in modo incontrollato nelle scuole e nelle università una vasta gamma di eventi propagandistici mascherati da attività formative e sostenuti anche dall’estero, per screditare la politica federale russa, introdurre il revisionismo storico, minare l’ordinamento costituzionale».
Perché l’attività formativa dovrebbe essere per forza antirussa? Cos’è la propaganda antirussa gabellata come formazione? La formulazione è estremamente vaga, così che permette di incominciare dai finanziamenti esteri per finire con qualsiasi altra cosa, a eccezione delle organizzazioni degli amici più stretti.
Si potranno chiudere tutti gli enti che non hanno concordato i loro programmi formativi con gli organi statali. Ma all’interno degli organi statali a chi tocca decidere cos’è formazione e cosa propaganda? Ai funzionari. Ma i funzionari che ne sanno? I funzionari possono essere colti, possono non esserlo, né sono tenuti a esserlo. Sono tenuti a essere chiari e precisi. Devono far rispettare le leggi, ma non sta a loro decidere cosa accreditare come attività formativa e cosa no.
Non starò a dire neppure che fra «revisionismo storico» e «minare l’ordinamento costituzionale» non c’è che una semplice virgola. Siamo al «reato d’opinione» puro e semplice. Perciò, domandarsi come si svolse veramente la Battaglia del lago ghiacciato, o come mai non coincidano le immagini di Aleksandr Nevskij nella letteratura agiografica, nella Storia della Russia di Solov’ëv e nel cinema sovietico può essere considerato come un progetto antirusso. «Revisionismo storico», ma di quale storia? Di quella che sta scritta in certi manuali? Ma la scienza rivede e continuerà a rivedere la storia di anno in anno.
Perché la scienza non conosce tornaconto politico, le è indifferente cosa pensa in proposito un senatore, che sia russo o americano; le è indifferente cosa si aspettano da lei in Oriente o in Occidente. La scienza è un implacabile strumento di conoscenza, e la formazione è un modo per comunicare la conoscenza, e non la leggenda.
Ripeto: può avere qualsiasi contenuto, che vada bene a destra o a sinistra, ai «nostri» e ai «non nostri». Inoltre, non sempre la verità storica va d’accordo con le leggende o i miti che lusingano l’amor proprio nazionale, e ciò può accadere in qualsiasi paese. In qualsiasi paese esiste una mitologia nazionale. Non c’è niente di male in questo. Il problema sorge quando la mitologia incomincia a dettare il suo verbo alla conoscenza.
Stiamo compiendo l’ennesimo passo verso un pensiero leggendario, mitologico. Se fossi al posto dei conservatori sarei terribilmente preoccupato, perché oggi vengono colpiti quelli che stanno dalla parte dei «progressisti». Cioè chi insegna le basi del linguaggio mediatico e aiuta a distinguere le fake news sui bambini crocifissi nel Donbass dall’informazione reale. Viene colpito chi tiene corsi formativi sulle evoluzioni della storia patria. Poi continueranno col colpire gli ecologisti che mettono in dubbio l’efficacia del vaccino riconosciuto dallo Stato. Ma all’occorrenza questo stesso trattamento potrà essere riservato con uguale successo anche ai conservatori. Anche le mostre multimediali realizzate dal metropolita Tichon (Ševkunov) sulla storia della Russia e dell’ortodossia, che a modo loro danno una formazione conservatrice; e sarebbe molto facile mostrare che contraddicono qualche discorso dei capi in qualche Commissione per la tolleranza; su questa base si può far chiudere tutto anche a loro.
Perciò penso che questo progetto di legge sia molto pericoloso, da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Non favorisce la formazione di un quadro del mondo chiaro, razionale e scientifico nella mente dei nostri contemporanei, ma mira unicamente a «tenere in pugno, a non mollare», e a regolamentare ciò che regolamentabile non è.
Un problema a parte è il ruolo assegnato in tutta questa vicenda agli insegnanti e ai professori. Invece di migliorare, come promesso, lo status dell’insegnante, si cerca di trasformarlo in un regolatore dei flussi ideologici, un controllore del pensiero, in un aiutante (più o meno giovane) delle famigerate «guardie popolari». Perché in caso contrario, come dicono apertamente i revisori della Legge sull’istruzione, l’insegnante potrà essere licenziato.
Fermiamoci qui. E sì che ce ne sono di ambiti su cui ci sarebbe davvero bisogno di lavorare, che andrebbero riorganizzati dal punto di vista giuridico e integrati dal punto di vista legislativo. Per favore, occupatevi della realtà.
(fonte: vogazeta.ru)
Aleksandr Archangel'skij
Giornalista, scrittore e conduttore televisivo. Ha collaborato con le maggiori testate russe e ha al suo attivo numerose pubblicazioni. È docente alla facoltà di comunicazione multimediale presso la Scuola superiore di economia di Mosca.
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