- HOME /
- ARTICOLI /
- 2024 /
- Recensioni /
- La «nuova Russia» di Singer
6 Ottobre 2024
La «nuova Russia» di Singer
Quante «nuove Russie» sono nate e morte in poco più di un secolo? Un giornalista ebreo americano ce ne racconta una, affascinante.
La «nuova Russia», ovvero una Russia che oggi non esiste più, né ci sembra essere mai potuta esistere: questo il paese in cui ci accompagna in un dettagliato e ampio resoconto Israel Joshua Singer (1893-1944), inviato nell’autunno 1926 dal quotidiano yiddish newyorkese «Forverts» in Unione Sovietica per un reportage che l’avrebbe impegnato per diversi mesi.
Pur incentrando la propria attenzione sulla vita sociale, culturale, religiosa ed economica degli ebrei, nel suo viaggio che lo porta nelle principali città russe, ma anche nei centri urbani e nelle campagne di Bielorussia e Ucraina, Singer ha modo di rilevare le condizioni di vita dell’intera popolazione, i rapporti che si instaurano tra i gruppi etnici e sociali, e tra le diverse generazioni, le diverse posizioni nei confronti dell’ideologia sovietica ma anche della propria stessa tradizione culturale e religiosa.
Ne risulta un quadro interessantissimo e pressoché inedito di un paese appena uscito dalla NEP e avviato sulla strada di un’evoluzione imprenditoriale determinata da piccole e medie imprese, in campo agricolo come industriale. Gli ebrei sembrano divenuti parte integrante del «nuovo mondo» sovietico, averne assimilato concezioni e criteri, affidarsi più ai soviet che ai rabbini, preferire il russo allo yiddish, pur conservando alcuni solidi pilastri, quali la famiglia, la comunità d’appartenenza, la responsabilità di contribuire con il proprio operato al bene pubblico, oltre che al proprio benessere. Insomma, un mondo variegato, con i suoi problemi e i suoi tumulti, ma all’apparenza stabile, solido: niente lascia presagire che su di esso solo pochi mesi dopo si sarebbe abbattuta la bufera della collettivizzazione agricola e successivamente dell’industrializzazione, e la catastrofe dello sterminio degli ebrei e della Seconda guerra mondiale avrebbe provveduto a cancellare anche le ultime tracce di questa civiltà.
Ora di questo mondo possiamo leggere – quasi come in una favola o in un romanzo ottocentesco – grazie agli appunti di Singer, da lui definiti semplicemente come «immagini e impressioni scritte di getto, sul momento», ma che fissano preziosamente una svolta della tormentata storia di questo lembo orientale d’Europa che lui poteva ancora chiamare «nuova Russia» sebbene in realtà raccogliesse – come l’autore stesso fa continuamente notare – una vastissima commistione di identità e memorie diverse.
La traduzione è di Marina Morpurgo.
Giovanna Parravicini
Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI