5 Aprile 2024
La Città Nuova di Ihor Kozlovskyi
Nella testimonianza tenuta l’8 marzo 2024 nella sede di Russia Cristiana, il filosofo ucraino ha presentato la figura di un «uomo di pace», ponendo l’accento non sul dramma della sua prigionia e sofferenza, ma sulla letizia del suo cuore capace di disperdere le nebbie dell’odio.
La guerra spazza via nomi e volti, trasformando l’unicità degli individui in semplici numeri anonimi. Questo processo si è intensificato con il conflitto scatenato da Putin, che attinge dall’eredità del GULag sovietico con la sua prassi di cancellare le identità delle sue innumerevoli vittime. Resistere a questa dinamica disumanizzante assume per me un valore profondamente personale e si collega a una figura poco nota in Italia.
«Fare della propria vita l’oggetto della propria filosofia» era l’obiettivo di Albert Schweitzer. Ma chi, al giorno d’oggi, incarna davvero questo ideale, specialmente in tempi di guerra, quando diventa ancora più cruciale guidare tramite scelte sagge, con l’esempio della propria vita?
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Konstantin Sigov
Docente di storia delle idee teologiche e filosofiche all’Università statale Accademia Moghiliana di Kiev, dirige il Centro di ricerche umanistiche europee. Nel 1992 ha fondato l’Associazione culturale ed editoriale «Duch i litera», di cui è direttore.