- HOME /
- ARTICOLI /
- 2020 /
- Editoriale /
- L’Assunzione di Maria e la Bielorussia
15 Agosto 2020
L’Assunzione di Maria e la Bielorussia
La vicenda umana della Vergine Maria ci ricorda che non possiamo esimerci dal partecipare ai contrasti della storia, ma neppure possiamo cedere all’odio.
Siamo entrati nella festa dell’Assunzione di Maria Vergine al Cielo. E non è possibile, quest’anno, celebrare questa festa – cioè comprenderne il valore di salvezza per ciascuno di noi, nella concretezza del «qui e ora» che viviamo – senza avere negli occhi le immagini e nelle orecchie le testimonianze di ciò che sta accadendo in Bielorussia. La Madonna viene assunta in cielo con il suo corpo – un corpo verginale e purissimo, ma a cui non sono state risparmiate le prove della vita e dell’età – dopo aver anch’essa affrontato il passaggio della morte. Ancora di più: secondo le antiche e venerabili tradizioni degli apocrifi che narrano il «transito» della Madonna, durante il trasporto della sua salma dal monte sino alla tomba vicino all’orto degli Ulivi, dei nemici dei cristiani volevano assaltare il corteo per dileggiare e profanare le sue spoglie mortali.
Capiamo allora che alla Madonna – in vita e in morte – non è stato risparmiato né il disprezzo gratuito, né l’odio pervicace e irrazionale, né il dileggio che non riconosce la dignità della persona fatta a immagine di Dio. Eppure, la Madonna rimane per sempre colei che «tutti i secoli chiameranno beata», per le «grandi cose che l’Onnipotente ha fatto» in lei. E questo sguardo che coglie la verità della persona della Vergine è possibile solo per la sua fede: quella fede che non venne meno nemmeno sotto la Croce del suo Figlio e che la portava a continuare a fidarsi della promessa che l’Angelo le aveva fatto quando tutto era cominciato: che il frutto delle sue viscere sarebbe stato chiamato «Figlio dell’Altissimo» e avrebbe avuto in eredità «il trono di Davide suo Padre», e il suo Regno non avrebbe mai avuto fine.
Nella sua Assunzione, allora, Maria ci mostra non solo il suo, ma anche il nostro Destino: siamo chiamati a diventare come suo Figlio Gesù; siamo chiamati alla piena comunione di vita con la Santa Trinità; siamo chiamati a una Bellezza e a una Gioia che non avranno fine.
Solo in questa fede certissima possiamo trovare la speranza capace di dare senso e anima a questi giorni, tanto per noi quanto per le donne e gli uomini che in Bielorussia chiedono innanzitutto il rispetto della loro dignità. E per questo sono disposti anche a patire violenza, disprezzo e bestialità da parte di chi non ha lo sguardo rivolto al Destino, ma vede solo – in un delirio di autoinganno e di disumanità spesso scelti e voluti colpevolmente – nel potere che può procurarsi e che può esercitare sugli altri il senso della propria esistenza, tutto racchiuso nei piccoli o grandi spazi di privilegio e di arbitrio che non vuole perdere.
Capiamo allora che speranza qui significa innanzitutto non perdere di vista chi veramente è l’uomo. Per questo si può uscire di casa vestite di bianco, senza armi o volontà di offendere, oppure astenersi dal lavoro, o suonare i clacson per dire che anche a Minsk ci sono persone che non condividono il disprezzo della dignità e della vita umana.
Chiediamo a Maria di aiutarci, infine, a non perdere la carità. La carità che è innanzitutto quella verso di noi e verso ogni altro: quella di fare di tutto per non perdere la nostra dignità e la coscienza di ciò a cui siamo chiamati. E quindi a sostenere in tutti i modi possibili la dignità del popolo bielorusso. Ma insieme, chiediamo la carità di non cedere nemmeno per un attimo alla tentazione di odiare. Di lasciarci, cioè, possedere da quel serpente a cui Maria ha già schiacciato la testa con il calcagno.
Per fare questo è importante informarsi, pregare, raccontare a chi si accontenterebbe di un ferragosto godereccio e sonnacchioso che c’è davvero ben altro per cui vivere. E questo altro si concretizza nel volto luminoso più del sole della Madre di Dio.
Francesco Braschi
Sacerdote, dottore in Teologia e Scienze Patristiche, dottore della Biblioteca Ambrosiana di Milano e direttore della Classe di Slavistica dell’Accademia Ambrosiana. È consultore della Congregazione del Rito ambrosiano e docente a contratto di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI