31 Agosto 2016
Bosch, l’Europa e i migranti
L’Europa e i migranti visti da un osservatore russo. Che ci ricorda la vera origine della grandezza europea, prendendo spunto da un artista «scandaloso». L’elogio di un’Europa da sempre capace di accogliere
Quest’anno l’Europa celebra con grande rilievo il cinquecentesimo anniversario della morte di Hieronymus Bosch, uno dei più eccentrici pittori europei. Centro delle manifestazioni è la città natale di Bosch, la piccola e semi sconosciuta Hertogenbosch, nel sud dell’Olanda, che dal 16 febbraio all’8 maggio ha ospitato una grande mostra retrospettiva. Il museo cittadino, che non possiede neppure un’opera di Bosch, è riuscito a radunare per la prima volta nella storia la quasi totalità delle opere del pittore che si sono conservate: 17 quadri dei 24 giunti fino a noi, e 19 disegni su 20. L’associazione internazionale dei musei ha fatto propria l’iniziativa del direttore del museo, Charles de Mooij, e grazie al sostegno della Fondazione Getty il Louvre di Parigi, il Prado di Madrid, l’Accademia di Venezia, il Metropolitan di New York e la Galleria nazionale di Washington hanno accettato di mettere a disposizione di quel museo di provincia preziosissimi esemplari dalle loro collezioni.
Potrebbe sembrare che, concedendo i loro capolavori a un museo semisconosciuto, queste gallerie di rilevanza mondiale abbiano dato semplicemente prova di una generosità immotivata, ma non è del tutto vero. Così facendo innanzitutto hanno risvegliato un’ondata di interesse a proprio favore e, cosa ancora più importante, hanno acquisito conoscenze nuove sulle opere in loro possesso. La mostra infatti è stata preceduta da sei anni di studi e ricerche sui lavori di Bosch, affidati a un gruppo internazionale di studiosi costituito per l’occasione nell’ambito del «Bosch Research and Conservation Project». I risultati di queste ricerche hanno riservato sorprese non sempre gradevoli per i musei. Gli studiosi hanno messo in dubbio l’attribuzione a Bosch di due famosi lavori, prima ritenuti di sua mano: l’Estrazione della pietra della follia e le Tentazioni di sant’Antonio della collezione del Prado; invece l’altro quadro le Tentazioni di sant’Antonio della collezione del Museo Nelson-Atkins di Kansas City è passato dalla categoria delle opere di dubbia attribuzione a quella degli originali indiscussi.
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Nikolaj Epple
Filologo, anglista e traduttore, collabora al quotidiano Vedomosti di Mosca.
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