26 Maggio 2016
La storia russa è fallita, la cultura russa no
La Chiesa ha bisogno della cultura, e viceversa, a patto che siano libere. Solov’ëv, Florenskij sono esempi di felice unione tra cultura e Chiesa. Inutile sognare il passato, oggi ci vuole una nuova sintesi. Una magistrale lezione di Struve del 2000.
Incomincio ripetendo la formula di Vladimir Vejdle: la storia russa è fallita. Nella storia russa ci sono stati più fallimenti che nella storia degli altri paesi europei. È stata scarsa di successi per tutto il suo corso, ma il XX secolo ha dimostrato che veramente ha fallito. Il fallimento in cui è incappata la Russia nel XX secolo richiede ancora molte riflessioni per capire come sia stato possibile, e dove abbia fatto precipitare il paese. L’autodistruzione di un popolo è un fenomeno raro nella storia.
Il fatto a prima vista paradossale è che se la storia russa è fallita, la cultura russa invece è riuscita. La cultura russa è stata un successo nell’antica Rus’, dove ha creato costumi forti, ben ordinati, belli, ma soprattutto è stata un successo nelle grandiose raffigurazioni dell’arte religiosa. Mi piace ripetere la frase di Florenskij: se esiste la Trinità di Rublëv significa che Dio esiste. La cultura è stata un successo anche nella Rus’ post petrina, soprattutto nel campo della parola, dove ha prodotto una grandiosa letteratura cristiana, che era tale non solo nei temi ma in ogni sua tonalità, in tutta la sua profondità. Questa tonalità cristiana della letteratura russa si può paragonare forse solo alla tonalità della letteratura inglese, che pure supera per profondità e drammaticità.
In questo senso, la lezione che ci lascia la storia del XX secolo è più chiara di quella che ci lascia la cultura. La storia del XX secolo, in base all’esempio russo, ha dimostrato con straordinaria evidenza il legame organico, «logico» tra l’uccisione di Dio, l’uccisione dell’uomo e l’uccisione della cultura che necessariamente ne discende. Qui si deve parlare del significato apologetico della rivoluzione russa, dell’infausta esperienza storica russa, interpretata esattamente a contrario. Come ci insegna la nostra storia recente, non esiste uomo degno di questo nome senza Dio; non esiste cultura, nel senso proprio di azione storica, senza il legame dell’uomo con Dio.
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Nikita Struve
(1931-2016) Nato in Francia da emigrati russi, nipote del filosofo Petr Struve. Autore del primo libro in Occidente sulle persecuzioni antireligiose sovietiche, è stato grande traduttore, e soprattutto editore. Ha fatto del «Messaggero del Movimento Studentesco Cristiano Russo», da lui diretta dal 1970, una rivista ricchissima; e di YMCA Press (presa in mano nel 1978) l’editrice del meglio della cultura russa. È tra i fondatori del Centro moscovita «Russia all’estero».
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