8 Aprile 2019
«Mi alzerò, andrò da mio padre…»
Il peccato dei peccati è preferire la vita arida e vana del mondo all’infinita bellezza della casa del Padre. Ma appena si riaccende la nostalgia della libertà che il cuore desidera comincia il cammino del pentimento. Il commento al Figliol prodigo del teologo Šmeman.
C’è una parabola di Cristo, riportata nel Vangelo di Luca: «Un uomo aveva due figli…» (Lc 15,11-32), che viene letta nelle chiese quando i fedeli cominciano a prepararsi alla quaresima, cioè al tempo del pentimento. Nessun altro passo del Vangelo, forse, ci svela meglio l’essenza del pentimento. Il figliol prodigo era partito per un «paese lontano». Proprio questa località remota, questa terra straniera ci mostra l’essenza profonda della nostra vita, della nostra condizione. Solo dopo averlo compreso, possiamo intraprendere il ritorno verso la vita vera.
La lettura dell’articolo completo è riservata agli utenti abbonati, effettua il login o abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.
Aleksandr Šmeman
Padre Aleksandr Šmeman (1921-1983) è tra i più grandi teologi russi ortodossi del XX secolo. Emigrato in Francia insieme alla famiglia in seguito alla rivoluzione russa, trascorre a Parigi la giovinezza, nel 1946 viene ordinato sacerdote e nel 1951 si trasferisce a New York per insegnare al seminario teologico San Vladimir. Importanti nella sua formazione anche teologi cattolici come Jean Danielou, Louis Bouyer e altri ancora, sostenitori della necessità di un «ritorno alle fonti» e di un rinnovamento liturgico. È autore di numerosi saggi e volumi, fra i quali I passi della fede.