26 Settembre 2017
Don Titus, il beato slovacco «martire per le vocazioni»
«Martire per salvare le vocazioni»: è questa in sintesi la testimonianza di fede del sacerdote salesiano slovacco Titus Zeman, che durante l’epoca comunista fece espatriare molti religiosi a bordo di un canotto, e che sarà beatificato a Bratislava.
Con don Titus salgono a cinque i martiri slovacchi che la Chiesa ha voluto indicare ufficialmente ai fedeli e che rappresentano i «portavoce» di altre migliaia di «persone destinate alla liquidazione» – come venivano chiamati dal regime – che hanno sofferto durante il totalitarismo comunista.
Nato a Vajnory, a nord di Bratislava, il 4 gennaio 1915, Titus entra da ragazzino nell’Istituto Salesiano di Šaštín, il santuario nazionale slovacco dove i membri dell’Ordine torinese si erano stabiliti dal 1924. Primo di dieci figli, nei suoi studi in patria e in Italia è sostenuto economicamente da benefattori e può completare la formazione teologica alla Gregoriana, e infine all’Ateneo salesiano di Torino, dove viene ordinato sacerdote nel giugno 1940. Rientrato in patria, su suggerimento dei superiori si iscrive alla facoltà di Scienze naturali per poter insegnare al ginnasio vescovile di Trnava.
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Angelo Bonaguro
È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.
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