1 Febbraio 2022
Profughi contesi e cittadini volontari (loro malgrado)
Si sono spenti i riflettori sulla crisi umanitaria ai confini tra Polonia, Stati baltici e Bielorussia, ma il problema permane. L’associazione polacca di volontariato Grupa Granica assiste i profughi, grazie anche all’aiuto dei cittadini.
Con l’arrivo dell’inverno si sono spenti i riflettori dei media sulla crisi umanitaria ai confini tra Polonia, Stati baltici e Bielorussia.
Non vi sono più stati assalti in massa contro le recinzioni dei confini polacchi da parte di migranti aizzati dai bielorussi, e ormai i gruppi di disperati che vagano lungo il confine si sono sfoltiti. Il presidente lituano Gitanas Nauseda da parte sua ha proposto la revoca dello stato di emergenza, visto che «il problema migratorio è stato risolto».
Quanto sia stato realmente risolto veramente non si sa, i dati scarseggiano. Secondo Stanisław Żaryn, portavoce del Dipartimento polacco per la sicurezza nazionale, a metà gennaio si conterebbero ancora «4-5mila profughi in Bielorussia, un numero sufficiente per destabilizzare costantemente il confine».
Sappiamo anche che almeno 4.500 persone sono state rimpatriate tra Iraq e Siria, dove tornano senza un futuro e spesso senza nemmeno una casa, con l’«onta» di aver fallito e rovinato la propria famiglia mentre sono soltanto vittime dei giochi geopolitici di un Lukašenko senza scrupoli. L’ambasciata iraniana a Minsk ha comunicato di non poterne rimpatriare almeno un centinaio perché sospettati di aver legami con gruppi estremisti.
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Angelo Bonaguro
È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.
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