2 Ottobre 2018
«Novaja Gazeta» proposta per il Nobel per la pace
Resta uno dei pochi periodici indipendenti oggi in Russia. Nato col sostegno di Gorbačëv, è famoso per le inchieste spinose. E ha dato un cospicuo contributo di sangue alla libertà d’informazione.
I primi computer glieli aveva regalati Gorbačev con i soldi del Nobel per la pace. E oggi, 25 anni dopo, i giornalisti di «Novaja Gazeta» (NG) hanno avuto la bella notizia che anche la loro testata potrebbe ricevere il premio Nobel per la pace, che sarà attribuito venerdì prossimo. «Non ho proprio idea di chi sia stato a proporlo – afferma Dmitrij Muratov, uno dei responsabili e fondatori della NG, che è stato per 20 anni suo direttore: – Non è tanto importante il premio in sé, ma che qualcuno l’abbia proposto. Questo per noi è fondamentale perché siamo assolutamente convinti che nel XXI secolo il “management della pace” debba sconfiggere il “management della guerra”».
Da 25 anni «Novaja Gazeta» è uno dei pochi media indipendenti in Russia, ad agosto risultava al quinto posto tra i media più quotati, dopo i grossi network federali come la Rossijskaja Gazeta, le Vedomosti, Kommersant e le Izvestija.
La NG è stata fondata nei primi mesi del 1993 da un gruppo di giornalisti staccatisi dalla «Komsomol’skaja Pravda» per contrasti interni sulla linea da tenere in merito all’indipendenza dell’informazione e alla lealtà al potere. «Quando fu evidente che non era più possibile lavorare assieme – ha spiegato il primo direttore, Sergej Kožeurov, – un buon numero di giornalisti erano convinti di poter creare un “nuovo quotidiano” (che poi si sarebbe chiamato proprio così) e portar con sé i propri lettori – era un periodo così romantico!».
Gorbačev, che in quel periodo era politicamente fuori dal gioco, è stato uno dei primi sostenitori del «collettivo» (formato da una quarantina di giornalisti) e ha permesso di trovare gli sponsor necessari – impresa non facile, perché molti businessmen temevano di esporsi finanziando una testata piuttosto critica nei confronti del potere costituito.
Tuttavia Gorbačev non ne ha influenzato la linea editoriale, che viene decisa dai giornalisti stessi, «poveri ma fieri» di essere indipendenti dalle pressioni delle lobby. Oggi l’ex segretario generale del PCUS detiene il 10% delle azioni, il 39% è dell’imprenditore Aleksandr Lebedev e il 51% appartiene agli stessi collaboratori della testata.
Il primo numero di NG esce nell’aprile 1993, inizialmente è settimanale e solo dopo qualche mese diventa un quotidiano vero e proprio. Dopo alcuni periodi di alti e bassi, nel 1996 il primo grande salto di qualità: da 20mila a 120mila copie. Attualmente è un periodico che esce tre volte alla settimana con una tiratura di oltre 280.000 copie (2012) con inserti mensili tematici come quello dedicato alla storia del GULag, e ha un portale internet , molto fruibile e aggiornato.
Nell’aprile scorso, in occasione dei 25 anni di esistenza, la NG ha ricevuto e pubblicato tra gli altri il messaggio augurale del premier Medvedev che ne ha lodato «gli acuti e penetranti dossier», e lo stesso Medvedev, quand’era al suo primo mandato presidenziale, aveva concesso la sua prima intervista proprio alla NG.
Giornalismo di frontiera
Sin dall’inizio la NG si è distinta per le inchieste approfondite su temi delicati e caldi, come la corruzione, la violazione dei diritti umani, i retroscena degli attentati terroristici che hanno insanguinato la Russia negli anni scorsi, le guerre nel Caucaso. Per questi reportage diversi giornalisti hanno pagato con la vita, vittime di minacce, aggressioni e attentati: Natal’ja Estemirova, Anastasija Baburova e Stanislav Markelov uccisi nel 2009; Anna Politkovskaja nel 2006, Viktor Popkov nel 2001 e Igor’ Domnikov nel 2000.
Probabilmente è proprio questa sua storia di giornalismo indipendente pagato con il sangue che ha suggerito a qualcuno la proposta di premiare la NG con il Nobel per la pace.
Che la NG dia fastidio all’establishment è piuttosto evidente, basti considerare i reiterati controlli fiscali e dell’autorità federale di supervisione sui media. «Di molti nostri autori e collaboratori iniziano a dire che sono “traditori nazionali”, ci imbastiscono tutta una storia… – continua Muratov. – Semplicemente i nostri ritengono che sia la pace a costituire il vero patriottismo, e non la guerra. Questa oggi non è un’opinione che vada per la maggiore, ma noi la condividiamo».
Angelo Bonaguro
È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.
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