21 Dicembre 2024

La teologia russa della pace. Ieri, oggi e, forse, nel futuro

Vladimir Zelinskij

Se Cristo viene come «luce della ragione», questo contributo di padre Zelinskij ne è l’evidenza. Attraverso la storia amara dei tradimenti dell’ortodossia russa alla lucida certezza che il pentimento è la via sempre aperta della rinascita. Un grido di amore e di fede.

Davanti alla sfida della pace penso che la Chiesa ortodossa russa si trovi attualmente in una grave crisi spirituale. Come dice il salmo: «Di pace essi parlano ai loro vicini, mentre malizia c’è nel loro cuore» (28,3). Adesso non ne parlano nemmeno. La teologia della pace esiste ancora, ma la pace non c’è.

Quand’ero giovane, la parola «pace» faceva parte del discorso indispensabile della Chiesa ortodossa russa, nella quale sono stato battezzato nel lontano 1971. Questa Chiesa mi ha spalancato le porte della fede cristiana. Ho avuto la sfortuna di venire al mondo in un paese in cui la gente, la mia famiglia inclusa, era costretta, quasi condannata all’ateismo di Stato, ma io ho avuto anche la fortuna di trovare la fede nell’età adulta, con una scelta cosciente. Poi ho riflettuto tutta la vita su questa svolta, chiedendomi perché il Signore mi avesse mandato un invito improvviso a questo banchetto. E sono diventato sacerdote proprio per non lasciarLo mai più.

L’invenzione del nemico

Non si può spiegare tutto solo con l’obbedienza cieca allo Stato. Questa Operazione Speciale che sostituisce la parola «guerra» ha una sua dimensione non soltanto ideologica ma anche psicologica, perfino spirituale. Naturalmente, la Chiesa russa non dice apertamente: «andate tutti alla guerra, uccidere è una gioia per il cristiano». Essa chiama il suo gregge alla difesa della patria. Difesa contro chi? Qui troviamo il momento più drammatico, emozionante: l’invenzione del nemico.

Il nemico dello Stato nella guerra con l’Ucraina coincide, nel nostro caso, con il nemico della Chiesa. Chi è questo nemico? È sempre lui, il nemico secolare, qualche rara volta anche amico, cioè l’Occidente collettivo, ma con qualche sfumatura in più. Sul piano politico tutto è semplice: l’Occidente è l’aggressore, quello che fa la guerra contro la Russia in terra ucraina. Tutto qui. Ma nella prospettiva ecclesiale questa battaglia si riveste di panni teologici, diventa il sacro dovere di difendere la patria contro l’invasione straniera.

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Vladimir Zelinskij

Sacerdote ortodosso (del Patriarcato di Mosca) è filosofo, teologo e traduttore. Dal 1991 vive in Italia, ha insegnato lingua e civiltà russa all’Università cattolica di Brescia e di Milano. Ha al suo attivo numerosi testi di teologia e spiritualità.

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