3 Novembre 2016
La tragedia della santità antico russa
Al di là di ogni stereotipo, la santità del monachesimo russo è il fermento che ha generato la cultura. Ma i suoi nodi irrisolti possono anche innescare gravi crisi. La penetrante lezione* di uno storico e teologo dell’emigrazione russa, novembre 1930.
I maestri del monachesimo russo
Molti pensano che la vita spirituale sia qualcosa di fisso che rimane immutabile nel profondo del flusso volubile della storia. Lo storico, perfino lo storico della Chiesa, raramente volge lo sguardo a questo fondo. La struttura complessa del suo quadro intreccia princìpi spirituali e mondani, la Chiesa e lo Stato, la società, la cultura. Al di là dei problemi giuridici, organizzativi, culturali si intravvede appena la vita spirituale, che non richiede spiegazioni ma che a sua volta non spiega niente, in quanto presupposto immutabile della società cristiana. La santità vivente trova posto nella leggenda agiografica popolare, ma non nella storia scientifica. Perché? Davvero non è possibile valorizzare la leggenda, così che anche la ricerca scientifica scorga al di là dello schema letterario un fenomeno vivo, e quindi in divenire? Così da riuscire a discernere, sotto il nimbo, i tratti concreti, personali e nazionali? Questo lavoro per la Chiesa russa è ancora all’inizio, ma quello che è stato fatto è già sufficiente per porre alcuni essenziali punti fermi; per discernere nell’assemblea dei giusti russi le generazioni dei discepoli che hanno trasmesso e arricchito la tradizione spirituale greca. Questa schiera, che si dipana nel tempo, non mostra soltanto la continuità della tradizione ma anche i nuovi focolai accesi, i momenti di crescita, di immobilità e di caduta, e alla fine la fatale divisione: il bivio del XVI secolo. Schematicamente, lo sviluppo della vita spirituale dell’antica Rus’ è segnato dai nomi di Feodosij delle Grotte, Sergij di Radonež, Iosif di Volock e Nil di Sora. In questo elenco, naturalmente, entrano soltanto coloro che conducevano una vita religiosa nel senso stretto del termine: asceti, monaci e anacoreti del deserto, la schiera dei santi monaci. Ne sono esclusi non soltanto i santi vescovi, ma anche gli innumerevoli santi laici, così tipici dell’antica santità russa. Infatti, per quanto essenziale sia stata la santità dei laici nell’ortodossia russa, essa non è mai stata centrale, ma si è nutrita essa stessa dell’energia spirituale che proveniva dai monasteri e dagli eremi. D’altra parte, mostra anche una staticità molto maggiore. È difficile scorgere segni di sviluppo nella figura del santo principe dell’antica Rus’, mentre il «pazzo per Cristo» russo, il cosiddetto «semplice di spirito», si è conservato nei suoi aspetti nazionali fondamentali fino ai nostri giorni. Il tipo di santità più dinamico, che si sviluppa nella storia e la determina, per quanto possa sembrare strano a un primo sguardo, è quello più lontano dal mondo e dalla storia, e più rivolto all’eterno, rappresentato dai santi monaci.
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Georgij Fedotov
Storico e pensatore russo (1886-1951), emigrato nel 1925, visse e operò a Parigi, dove nel 1931 fondò la rivista «Novyj grad». Con la secondo guerra mondiale emigrò a New York, dove morì.
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