8 Novembre 2022
Chiesa russa: quale unità vuole?
Il 4 novembre il Patriarca Kirill di Mosca ha pronunciato un’omelia incentrata sulla Giornata dell’Unità Nazionale. La pubblichiamo, a documentazione di quanto sia difficile il cammino comune verso la realtà storica. Va ricordato che il primate sostiene l’«operazione speciale» come mezzo per restaurare l’unità spirituale.
DOCUMENTI
Più di quattro secoli fa, con la liberazione del Cremlino di Mosca, iniziò la rinascita della perduta integrità interna della nostra Patria. Nel lontano 1612, grazie agli sforzi congiunti dei nostri valorosi antenati, gli invasori stranieri furono cacciati dal cuore del paese e iniziò la sua piena rinascita.
Da allora, nel corso dei secoli, il nostro popolo ha affrontato non poche prove e superato molte difficoltà, costruendo uno spazio di civiltà unico, i cui principali valori di riferimento erano l’amore per la giustizia, la misericordia, il rispetto reciproco e i buoni rapporti con i vicini. E si noti bene: non v’è mai stato in questo nessuno scopo esclusivamente utilitaristico, né tanto meno politico! Niente dominio, niente potere, niente denaro, ma solo ciò che piace a Dio.
Formata dall’opera di innumerevoli figli e figlie eminenti della nostra Patria, la cultura russa ha da tempo superato i confini nazionali, diventando parte integrante del patrimonio comune di tutta l’umanità. Purtroppo, oggi assistiamo agli attacchi di diversi paesi occidentali che tentano di bandire o escludere dalla scena mondiale la cultura russa, la cui colpa risiede, secondo i suoi critici, proprio nel suo carattere tradizionale, nel suo appello alle qualità fondamentali dell’anima umana, nella sua disponibilità ad affermare la verità di Dio e a mostrare al mondo la bellezza e la forza del cristianesimo.
L’aggressione spirituale e culturale contro il nostro paese non è affatto cosa nuova. Forse le sue origini vanno ricercate proprio nella nostra originalità spirituale. Come non ricordare qui l’osservazione sottile ma potente del nostro grande pensatore Nikolaj Ja. Danilevskij, che richiamò l’attenzione sul fatto che alla base della concezione della cultura umana che caratterizza l’Europa occidentale c’è un’identificazione del destino della civiltà europea con i destini dell’intera umanità, che porta inevitabilmente all’imposizione forzata dei valori occidentali alle altre nazioni e alla distruzione delle altre tradizioni, con l’esito finale di distruggere ogni diversità culturale.
Tutto questo contraddice però in maniera radicale i fondamenti della nostra civiltà nazionale, per la quale sono sempre stati di primaria importanza l’attaccamento ai principi morali incrollabili, la custodia della memoria storica e il profondo rispetto per le tradizioni spirituali degli altri popoli. E del resto, se così non fosse, non ci sarebbe mai stato il grande spazio multinazionale, multiculturale e persino multireligioso della Santa Rus’. La nostra grande cultura è stata costruita grazie agli sforzi di molte persone che facevano parte di gruppi etnici diversi, che vissero in territori diversi, ma che si sono sempre considerati come appartenenti all’unica tradizione russa.
Oggi, a dispetto di tutte le forze che cercano in ogni modo di seminare discordia e di far crescere i frutti dell’odio tra gli eredi della Santa Rus’, dovremo testimoniare con una sola voce e un solo cuore non solo l’unità della cultura, della tradizione spirituale e del destino storico, ma anche l’unità della fede di tutti i popoli slavi orientali, che sono emersi nel 988 dall’unico fonte battesimale del Dnepr.
Ben mi ricordo il giorno in cui celebrammo il 1020° anniversario del Battesimo della Rus’, quando a Kiev, sul Kreščatik, migliaia di persone ripeterono a gran voce le parole di san Lavrentij di Černigov: «Ucraina, Russia, Bielorussia: insieme siamo la Santa Rus’!». Era un coro di migliaia di persone unite da un’unica fede, da un’unica coscienza nazionale. Quanta forza ha dimostrato allora il nostro popolo!
Sono sinceramente convinto che oggi il desiderio di dividere l’unico popolo della Rus’ storica, di mettere una parte di esso contro l’altra, di seminare nelle menti e nei cuori l’odio per il nostro passato comune sia alimentato da motivazioni anticristiane, dal desiderio di eliminare dall’uomo l’immagine di Dio, di sottomettere le persone al potere del peccato e del vizio, di renderle semplici soggetti del mercato globale e consumatori di beni materiali. La tragica situazione venutasi a creare oggi in Ucraina ne è una vivida conferma. E noi piangiamo, preghiamo e speriamo che il Signore conceda la sua misericordia al popolo ucraino, e quindi a tutta la Rus’ storica.
È necessario rendersi conto con chiarezza che l’opposizione all’azione distruttiva delle forze ostili, che distruggono le fondamenta spirituali della nostra vita, che sottomettono le anime dei nostri contemporanei e cercano di dividere i popoli della Rus’ storica in raggruppamenti nazionali, deve basarsi prima di tutto sull’obbedienza alla volontà divina, ma anche sulla conservazione dell’unità interiore della società, sull’amore per Dio e degli uni per gli altri. In questo sta il pegno di un futuro degno per il nostro popolo, e questa è l’unica via capace di preservare l’unità, l’amore, la comprensione reciproca e la legittima cooperazione tra i popoli della Santa Rus’.
È rincuorante poter testimoniare che oggi la Chiesa ortodossa russa sta guadagnando collaboratori fidati negli ambienti governativi e tra i rappresentanti di altre religioni tradizionali nell’affermare i valori spirituali e morali imperituri nella vita umana. Il nostro sacro dovere è quello di fare ogni sforzo per preservare l’inestimabile tesoro della nostra cultura spirituale e per curare con amore le ferite della divisione.
Ci conceda Iddio di continuare a migliorare, grazie ai nostri sforzi congiunti, la vita del nostro paese, del nostro Stato e del nostro popolo, poggiandola sul solido fondamento degli imperituri valori spirituali e morali, che abbiamo assorbito con il latte materno dai nostri antenati, dalla nostra fede, dalla nostra tradizione spirituale. Questo è il fondamento sul quale edificare la nostra vita nazionale.
Proprio per questo oggi preghiamo e chiediamo al Signore di preservare l’unità della Santa Rus’, di preservare la fede ortodossa, di preservare in tutti noi la capacità di vivere, di lavorare, di costruire insieme un futuro che sia veramente basato su quei principi divini dell’esistenza umana, senza i quali non può esserci alcuna umana prosperità. E tutto il resto, tutto ciò che contraddice questi principi possa, per la potenza di Dio, essere cacciato dai confini della nostra Patria storica e cessare di turbare e contagiare le anime del nostro popolo con il suo contenuto malvagio e pericoloso.
Conceda Iddio a tutti noi, che con la Sua forza possiamo percorrere il cammino storico da Lui stabilito per tutto il nostro popolo, conservando nei nostri cuori la fede e quindi anche la speranza nella nostra salvezza. Amen.
(Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia)
(foto d’apertura: mon. Avgusta (Bol’šakova)
Kirill – patriarca di Mosca
(al secolo Vladimir Gundjaev) nato a Leningrado nel 1946. Ordinato sacerdote nel 1969, laureato in teologia nel 1970. Ha insegnato teologia dogmatica e decennio 1974-84 è stato rettore dell’Accademia Teologica e del Seminario di Leningrado, successivamente arcivescovo di Smolensk e Vjazma, e di Smolensk e Kaliningrad. Dal 1989 al 2009 ha guidato il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Elevato al grado di metropolita nel 1991, nel 2009 è stato eletto patriarca di Mosca e di tutta la Rus’.
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