29 Ottobre 2021
Perdonare senza dimenticare
Dopo anni di attesa, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha finalmente riconosciuto le tante iniziative fiorite ad opera di semplici fedeli per celebrare la memoria delle vittime del terrore sovietico.
Il 29 ottobre di ogni anno si rinnova l’appuntamento pubblico per la lettura dei nomi dei fucilati durante il Grande terrore staliniano del ’37-38. Col tempo l’iniziativa ha attirato sempre più cittadini. Purtroppo, per via del Covid, da due anni a questa parte l’azione non può più svolgersi nella sua forma tradizionale (ad esempio davanti alla pietra delle Solovki, in piazza Lubjanka a Mosca).
Tuttavia gli organizzatori ritengono troppo importante che l’azione della memoria prosegua concretamente, e che non abbia soltanto la forma online, per questo è stata messa in moto un efficace database per indirizzare chi desiderasse prendere un’iniziativa personale. Sono forniti i link dove prendere l’elenco dei nomi: ru.openlist.wiki o base.memo.ru.
Un altro link suggerisce i luoghi storicamente o simbolicamente importanti dove compiere l’azione, secondo le «topografie del terrore» ricostruite dai ricercatori di Memorial in molte città: «Это прямо здесь», «Осколки», базе Сахаровского центра, Некрополя террора и Гулага.
Si suggerisce di leggere i nomi delle vittime singolarmente, in un piccolo gruppo, fare una registrazione video e mandarla a Memorial october29@memo.ru, che metterà in rete tutti i video ricevuti il 29 ottobre.
Concordemente a questo movimento dal basso che coinvolge sempre più persone, anche la Chiesa ortodossa russa ha recentemente formalizzato nuove forme per la memoria delle vittime.
Dopo anni di attesa, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha compiuto un passo importante verso il riconoscimento delle tante iniziative fiorite ad opera di semplici fedeli che ogni anno celebrano la memoria delle vittime del terrore sovietico. Il 23 e il 24 settembre, riunitosi nel monastero moscovita Danilovskij, il Sinodo ha infatti approvato, tra le varie questioni poste all’ordine del giorno, delle nuove disposizioni relative alle celebrazioni del 30 ottobre, giornata in cui in Russia si ricordano le vittime del terrore sovietico.
Secondo quanto si apprende dagli atti ufficiali (Decreto № 70), in aggiunta alle commemorazioni annuali per i martiri del XX secolo, il Sinodo ha disposto che, nella giornata del 30 ottobre, nelle chiese del territorio russo si celebrino liturgie di suffragio «per tutti i cristiani ortodossi, uccisi senza colpa da quanti combattevano contro Dio, o senza colpa tenuti in detenzione». Allo stesso modo, ha invitato tutte le realtà ecclesiali del Patriarcato di Mosca all’estero a fissare una giornata commemorativa analoga, senza prescindere dalle specificità del proprio territorio canonico. Inoltre, nel giorno prestabilito si dovranno officiare Divine Liturgie pontificali sia nella cattedrale di Cristo Salvatore sia, ove possibile, negli stessi luoghi dove sono state perpetrate le violenze. In particolare, per il poligono di tiro di Butovo – in cui furono eseguite più di 20.000 fucilazioni all’epoca del grande terrore staliniano (1937-1938) –, il Sinodo ha previsto che si osservi la tradizione locale, che prevede anche la lettura dei nomi di quanti lì persero la vita. Le disposizioni includono anche le accademie ecclesiastiche, i seminari, le chiese parrocchiali e i monasteri, per una maggior diffusione delle celebrazioni commemorative.
Queste decisioni, come ricordato negli atti, sono state prese in conformità al documento più generale, approvato nel 2011 dal Sinodo Episcopale, in cui si dichiara che la Chiesa ortodossa russa
«ricorda non solo i suoi santi ortodossi, ma anche tutte le vittime innocenti della repressione, invitando la società civile a conservare la memoria di queste tragiche pagine di storia»1.
In effetti, la società civile già da anni organizzava manifestazioni commemorative, di cui la prima, più di 30 anni fa, è stata Il ritorno dei nomi, organizzata dall’associazione Memorial. Tra gli ortodossi, l’iniziativa più longeva in ricordo delle vittime del regime sovietico, è nata oltre 10 anni fa in seno alla fraternità della Trasfigurazione, fondata da padre Georgij Kočetkov, e tutt’oggi coinvolge numerose realtà russe e non solo. Guardando alle sue ultime edizioni, la Preghiera della memoria – questo il titolo della manifestazione – il 30 ottobre 2019 ha avuto luogo in quasi 50 località russe e in 6 paesi stranieri (USA, Germania, Lettonia, Moldavia, Repubblica Ceca e Francia), mentre l’anno successivo, a causa della pandemia, si è svolta in circa 30 località e ha visto una forte partecipazione alla diretta online, con più di 10.000 visualizzazioni.
Alcune perplessità
E proprio dagli aderenti alla fraternità della Trasfigurazione sono arrivate le prime reazioni alle decisioni del Sinodo. Se, da un lato, salutano positivamente la presa di posizione ufficiale della Chiesa ortodossa russa, dall’altro, non mancano di segnalare alcuni punti delle disposizioni che hanno destato in loro perplessità.
Ad esempio, Julija Balakšina, esponente pietroburghese della fraternità, ha ricordato che erano ormai parecchi anni che i gesti di commemorazione delle vittime si svolgevano in varie città per iniziativa dei laici, e che talvolta si faticava a coinvolgere il clero, restio a celebrare all’esterno, alle intemperie e al freddo, perciò la disposizione del Sinodo è una «gioia inaspettata». D’altra parte ha però fatto notare anche che è difficile distinguere nell’insieme delle vittime tra «senza colpa» e «colpevoli» (coloro che prima di diventare vittime a loro volta avevano sostenuto il regime e ne erano stati attivi protagonisti); inoltre si è chiesta come mai non si faccia menzione dei non ortodossi che furono ugualmente perseguitati. Infine ha rimarcato come i luoghi indicati nel decreto (parrocchie, monasteri, ecc.), e la lingua slava ecclesiastica non siano i più indicati a coinvolgere ampiamente la popolazione, ma viceversa la escludano.
Anche Oleg Glagolev, giornalista e membro della fraternità della Trasfigurazione di Ekaterinburg, ha apprezzato soprattutto il fatto che il dovere della commemorazione sia stato esteso a tutta la Chiesa, e che il Sinodo abbia alfine valorizzato e approvato le iniziative partite dal basso, riconoscendo il valore per tutta la Chiesa delle nuove forme nate dalla vitalità dei fedeli.
Da un certo punto di vista – ha detto – non stupisce che le disposizioni riguardino gli edifici ecclesiastici, dal momento che il Sinodo esercita la propria giurisdizione internamente alla Chiesa ortodossa russa.
Per altro, le nuove disposizioni non escludono la realizzazione da parte dei credenti anche di forme commemorative differenti (come avviene per la lettura dei nomi delle vittime per le strade e nelle piazze) e, in futuro, si potrà anche pensare ad una diversa formulazione delle disposizioni che, nello spirito del documento del Sinodo Episcopale del 2011, possa ricomprendere la memoria di tutte le vittime del regime. Starà al Consiglio ecclesiastico-sociale competente e ai fedeli trovare una strada perché le diverse forme espressive possano armoniosamente salvare e onorare la memoria di tutti coloro che hanno perso la vita.
Non va poi dimenticata un’altra osservazione importante che è stata fatta in questa occasione. Chi il 30 ottobre ha avuto modo di partecipare a una delle manifestazioni della Preghiera della memoria, avrà certamente notato, in chi legge i nomi delle vittime, tanto il desiderio di ricordare chi è stato ucciso quanto quello di perdonare i carnefici. Infatti, lo slogan sovietico che talvolta risuona in manifestazioni analoghe «Non dimentichiamo, non perdoniamo», lascia il posto ad un sentire diverso, per cui non si dimentica e, allo stesso tempo, si può perdonare, o almeno chiedere a Dio di iniziare a farlo. La Chiesa ortodossa, dunque, continuando a tutti i livelli a camminare in un rinnovato impegno a favore della memoria, ha in sé la possibilità di offrire alla Russia di oggi la prospettiva infinitamente grande del perdono e della riconciliazione con la propria storia.
Anna Kondratova
Moscovita, laureata in sociologia. Ha seguito da vicino lo sviluppo del movimento d’opposizione in Russia. Giornalista e saggista.
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