24 Dicembre 2017
Una vita concentrata in Cristo
Un anno fa ci lasciava padre Scalfi, fondatore di Russia Cristiana e della rivista che oggi è confluita nel nostro portale. Nelle parole del vescovo di Bergamo riviviamo la ricchezza della sua straordinaria persona.
Cari sorelle e fratelli, l’eucarestia che celebriamo raccoglie tre grandi sentimenti e intenzioni: innanzitutto il dolore condiviso, perché anche se alcuni di noi accumulano anni, il distacco è sempre doloroso. Insieme a questo vogliamo unire l’intenzione che con parola cristiana prende il nome di suffragio cioè la nostra preghiera, particolarmente questa eucarestia offerta, perché padre Romano venga accolto nella pienezza della vita di Dio, purificato. Quella purificazione di cui tutti abbiamo bisogno e che nel corso della nostra vita chiediamo, che la comunità cristiana insieme chiede al Signore per coloro che si presentano a Lui.
E finalmente la riconoscenza: noi rendiamo grazie a Dio per il dono che abbiamo ricevuto, un dono che è riconosciuto anche dalla vostra numerosissima presenza che dice, certamente più della nostra stessa presenza, quanto è ampia la riconoscenza al Signore per il dono di padre Romano.
Io mi permetto di riprendere particolarmente la lettura del Vangelo.
Sembrava che la coincidenza della morte di padre Romano con la celebrazione del Natale potesse essere illuminata in un modo speciale da questo Vangelo, il Vangelo del vecchio Simeone che, appunto nei giorni della natività di Gesù, lo riconosce al tempio, e prega Dio con le parole che ci sono tanto familiari: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace (…) perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza».
Ebbene, Simeone rappresenta in maniera delicata e nello stesso tempo intensa l’attesa fervorosa e il riconoscimento della presenza del Signore. Ecco, a me sembra che questo tratto di Simeone illumini bene quell’intuizione spirituale che connota la vita, la dedizione e la testimonianza di padre Romano in ordine alla presenza della fede, della presenza del Signore, della presenza dei cristiani in quella terra di Russia che tanti decenni fa ormai sembrava aver completamente nascosto o cancellato. Padre Romano fa un atto di fede, riconoscendo quello che la maggior parte non riconosceva più, non vedeva più: lui ha riconosciuto e ha visto quello che tanti non vedevano più.
Ma non basta questo: potrebbe essere un dono del Signore, un’illuminazione, un’intuizione storica. Questa intuizione spirituale della presenza del Signore appartiene a tutta la sua vita. Scriverà: «Non vi è nulla che appaghi come la felicità di sapersi amati da Cristo e poterlo incontrare, riconoscere, in ogni volto e in tutte le circostanze».
V’è un secondo tratto che il Vangelo ci consegna, ed è quello dell’attesa e della preparazione alla morte: «Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace». Sì, padre Romano ha atteso e si è preparato alla morte come incontro definitivo con Cristo nella luce, perché Cristo è la luce, la luce della grazia, della fede, della bellezza e della verità. Questa luce splende nella persona di Cristo e nella Sua umanità.
La vita cristiana è tutta nella concentrazione in Cristo, e così è la testimonianza che ci lascia padre Romano, fino all’ultimo, quando ormai l’eucarestia, la preghiera e i volti degli amici stavano raccogliendo tutta intera la sua esistenza.
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Francesco Beschi
S.E. mons. Francesco Beschi è nato a Brescia il 6 agosto 1951. Ha compiuto gli studi nel seminario di Brescia ed è stato ordinato presbitero il 7 giugno 1975. All’inizio del suo sacerdozio è stato vicario cooperatore al Villaggio Sereno II e poi presso la cattedrale di Brescia. Per vari anni ha svolto l’incarico di direttore dell’Ufficio Famiglia e del Centro Paolo VI.
È stato poi nominato vicario episcopale per i laici e pro-vicario generale. Il 25 marzo 2003 è stato eletto alla Chiesa titolare di Vinda e nominato ausiliare di Brescia. È stato ordinato vescovo il 18 maggio dello stesso anno. Nella Conferenza Episcopale Italiana è membro della Commissione Episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese.
Il 22 gennaio 2009 è stato eletto vescovo di Bergamo.