
21 Maggio 2025
La pace autentica in Dio
A sei giorni dall’elezione a papa, Leone XIV ha voluto celebrare il giubileo con i rappresentanti cattolici delle Chiese orientali. Un’attenzione straordinaria e significativa a una tradizione vivente. In queste parole di conoscenza e stima per l’Oriente cristiano si inserisce tutta la storia di Russia Cristiana. Abbiamo chiesto un breve commento al vescovo ausiliare di Novosibirsk, monsignor Stephan Lipke SJ, responsabile delle comunità bizantine cattoliche in Russia, e a un’intellettuale ortodossa russa, la poetessa Ol’ga Sedakova.
Stephan Lipke SJ
Evidentemente, il pontificato di Leone XIV è iniziato com’è finito il pontificato di Francesco, col tema della pace. Il successore di Pietro è preoccupato per le persone in Terra Santa, in Ucraina, nel Tigrè e in molti altri luoghi del mondo. Allo stesso tempo, mi sembra che la visione della «pace» di papa Leone sia fortemente teocentrica. Egli sottolinea l’importanza delle tradizioni liturgiche, del digiuno, delle tradizioni penitenziali dei cristiani e in particolare dei cattolici in Oriente, così come sottolinea la sinodalità delle loro strutture ecclesiali, perché è in questo che possiamo percepire la presenza tra noi del Dio Trino e Unico in Gesù Cristo, morto per noi per costruire un «ponte sull’abisso della morte».
Questo è dimostrato non da ultimo dalle sofferenze dei cristiani orientali, compresi i cattolici per mano di coloro che volevano distruggerli, e dalla loro coraggiosa testimonianza, che consisteva e consiste nel fatto che molti sono pronti a morire, ad andare in prigione o in un campo piuttosto che rinunciare alla fede e alla fedeltà alla Chiesa universale in unità con Roma. Per questo nella nostra diocesi, nella Siberia occidentale e nelle chiese di tradizione bizantina in Russia, onoriamo la memoria del beato Leonid Fëdorov, delle beate suore Olimpia e Laurenzia, dei confessori della fede monsignor Aleksandr Chira, Anna Abrikosova e molti altri. Tutti loro testimoniano ciò di cui già parlava san Giovanni Crisostomo:
«Di che cosa, ditemi, dobbiamo avere paura? Della morte? “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). O forse dell’esilio? “Del Signore è la terra e quanto contiene” (Sal 24,1). O di perdere i beni? “Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via” (1 Tim 6,7) [Dall’Omelia prima della partenza].
Come sottolinea papa Leone, queste ricche tradizioni spirituali devono essere presenti nella Chiesa cattolica, a prescindere da dove vivono i loro portatori: in Medio Oriente o nei paesi slavi, in India, in Europa occidentale o in America. Certo, sarebbe «comodo» abbandonarle: così non sarebbero infastiditi né le Chiese orientali che attualmente non sono in unità con Roma, né i cattolici dell’Occidente latino.
In più alcuni cattolici sono disturbati dal fatto che dentro la Chiesa cattolica ci siano sacerdoti sposati, che si canti come gli orientali, che si dica l’Alleluia durante la Settimana Santa. Tuttavia, papa Leone sottolinea che vale la pena difendere e sviluppare le tradizioni orientali, proprio perché giunga al nostro mondo la testimonianza del teocentrismo dei cattolici orientali e della loro disponibilità a sacrificare i beni, la libertà e persino la vita per Dio.
Allo stesso tempo, questa dev’essere appunto una testimonianza teocentrica, non etnocentrica. Non ci sarà pace, dice papa Leone, se guardiamo gli altri – ad esempio i rappresentanti di altre nazioni e confessioni – con «spirito manicheo». Sì, le persone compiono tanto male, ma non sono loro il Male. Ecco perché papa Francesco ha parlato così spesso del diavolo o di satana, per sottolineare che la fonte del male non sono le persone. Mentre non si deve entrare in dialogo con il diavolo, con le persone, al contrario, dobbiamo farlo (Messa a Casa Santa Marta, 30 ottobre 2014). Anche per questo papa Leone invita a negoziare.
In tal modo, il discorso di Leone XIV ai cattolici delle Chiese orientali mostra quanto il pontefice si preoccupi per la pace e che la pace richiede uno sforzo umano, in particolare diplomatico. Ma ancora più importante è la forza del perdono e della riconciliazione. E soprattutto la ferma speranza in Dio e nel Cristo risorto, in particolare nel momento della sofferenza. Le tradizioni cristiane orientali sono una forma in cui si esprime questa speranza che «guarisce» tutti i cristiani orientali e occidentali, speranza che libera l’uomo dal «consumismo e dall’utilitarismo» e ci introduce nella comunione mistica con Dio.

(Vaticannews, YouTube)
Ol’ga Sedakova
Uno dei primi incontri del suo pontificato papa Leone XIV l’ha dedicato alle Chiese di rito orientale. Si è rivolto ai suoi ascoltatori e interlocutori con il tradizionale saluto pasquale di molte tradizioni cristiane orientali: «Cristo è risorto! È veramente risorto!».
Come i suoi predecessori Leone XIII (enciclica Orientalium dignitas), san Giovanni Paolo (lettera apostolica Orientale Lumen) e papa Francesco, Leone XIV ha ribadito il suo amore e la sua stima per la tradizione spirituale cristiana orientale. Ha parlato di quanto è necessario nel nostro tempo l’antico tesoro spirituale della religiosità orientale, per affrontare lo spirito del consumismo e dell’utilitarismo. Tra i suoi doni speciali ha citato la bellezza e la profondità delle liturgie orientali, l’esperienza del pentimento e della preghiera di intercessione, il valore del digiuno e dell’ascesi, e la tradizione monastica della guida spirituale (mistagogia). In questo vede il ruolo terapeutico della tradizione orientale per la modernità.
Cita gli autori più amati dalla tradizione orientale: Efrem il Siro, Simeone il Nuovo Teologo, Isacco di Ninive. Di questo si parla da tempo nell’Occidente cristiano, e san Giovanni Paolo ha scritto e parlato con particolare perspicacia e attenzione della bellezza della spiritualità orientale.
Ma il motivo conduttore di Giovanni Paolo nella Ut unum sint non è presente in Leone XIV. Il suo motivo conduttore in questo discorso è la pace. La pace di Cristo. La violenza e l’orribile crudeltà delle guerre sono la realtà degli ultimi anni. Il male sembra essersi scatenato in tutta la sua bruttura. Leone XIV, seguendo papa Francesco, chiama «martiri» le Chiese dell’Oriente cristiano.
Come uscire da questa tempesta di violenza, distruzione e omicidi di massa che si è scatenata in diverse parti della terra, e persino in un’Europa che già pensava che queste cose fossero un ricordo del passato? Sforzi di riconciliazione, di perdono, «il coraggio di voltare pagina e ricominciare» è quanto suggerisce il Papa.
Leone XIV ha trovato parole bellissime sul «restituire alle nazioni la dignità della pace».
Come potremo noi recuperare tale dignità?
(foto d’apertura: Vaticannews, YouTube)