
- HOME /
- ARTICOLI /
- 2025 /
- Percorsi della memoria /
- La morte di Šalamov
22 Settembre 2025
La morte di Šalamov
Un approccio inconsueto alla figura del grande scrittore, quale può avere solo una persona come Moniava, immersa ogni giorno nella vita e nella morte dei più fragili. La società cresce se crescono l’amore e la responsabilità…
«Non ci possono essere tempi diversi,
se gli uomini restano sempre gli stessi».
Varlam Šalamov
Non so perché, ma di punto in bianco ha iniziato a tormentarmi il pensiero che Varlam Šalamov è morto in un istituto neuropsichiatrico. E che da allora il sistema degli INP in Russia non è cambiato per nulla.
Šalamov per me è uno scrittore importante. Sul GULag sono state scritte molte memorie, ma I racconti della Kolyma mi sembrano il testo più rilevante. Non si tratta di un’invettiva (come, ad esempio, in Solženicyn) né di un testo emotivamente intenso (come quello della Ginzburg, che pure amo). Su di me i nudi fatti senza ulteriori emozioni producono la più grande impressione. Il fatto che tutti i premi e la gloria siano andati a Solženicyn e non a Šalamov mi sembra piuttosto un caso fortuito.
Šalamov, da quanto posso capire, aveva un carattere difficile. Alla fine della vita viveva da solo. E poi c’era la malattia di Huntington, una malattia neurodegenerativa per cui le braccia e le gambe di chi ne è affetto si contraggono caoticamente, insorgono difficoltà di memoria, di udito, di parola. A un certo punto Šalamov non era più in grado di badare a se stesso. Come succede con molte persone anziane, la casa era diventata un casino ingestibile, accendeva il gas e lo dimenticava, e così via.
In un normale sistema di servizi sociali una persona simile riceverebbe la visita di un assistente sociale ogni giorno o persino più volta al giorno. Per aiutarla al mattino a vestirsi, a lavarsi, a fare colazione, a uscire per una passeggiata, a mettere in ordine la casa, a comprare da mangiare ecc.
Allora l’anziano potrebbe continuare a vivere nel proprio domicilio per conto proprio, il che è molto meglio rispetto ad essere trasferito in una struttura, pur buona. A casa hai tutte le tue cose, è tutto familiare, sei tu il padrone. Nella struttura è tutto estraneo, tutto nuovo, lì non sei nessuno. Se poi è così difficile rapportarsi con la realtà, tirare via la persona da casa significa che tutta la sua vita si disintegra completamente. E c’è anche l’aspetto economico: affiancare all’anziano una badante o degli assistenti sociali a domicilio è meno costoso che mantenere strutture che hanno una contabilità, vigili del fuoco, addetti alla sicurezza, addetti alle pulizie, responsabili della biancheria,
inservienti di cucina, addetti al magazzino, segretarie, custode, medico eccetera eccetera.

Fotografia di Šalamov all’arresto del 1937 (wikipedia).
I vicini hanno fatto in modo che Šalamov fosse portato via di casa e trasferito in un istituto neuropsichiatrico. Sul sito di Memorial ho trovato i ricordi di conoscenti che facevano visita allo scrittore nella struttura: «È importante capire una cosa, quello che a suo tempo mi aveva tanto colpito: la sua capacità di muoversi normalmente era compromessa, aveva movimenti violenti del collo e della testa, non era in grado di articolare in modo chiaro le parole… ma le sue facoltà intellettive erano rimaste intatte!
Dentro quell’involucro mostruoso, ricurvo, contorto, quasi muto, che si trovava in condizioni orribili, c’era un uomo vivo, sofferente, geniale. Dimenticato da tutti nella casa del dolore. E, quando ci si occupa di ricerca scientifica non bisogna dimenticarsene, tanto più che, lo voglio sottolineare ancora una volta, tutto ciò è accaduto molto di recente».
Varlam Šalamov è morto in un istituto neuropsichiatrico a Mosca nel 1982. La società e il sistema sociale statale non erano stati in grado di offrire nient’altro al grande scrittore russo. La cosa più incredibile è che ancora oggi non sarebbero in grado di offrire null’altro. Salvo il fatto che magari ci sarebbero più soldi e probabilmente qualcuno si potrebbe accollare le spese di un’infermiera privata.
(Immagine d’apertura: wikipedia).
Lida Moniava
Lida Moniava ha studiato presso la facoltà di giornalismo dell’Università statale Lomonosov di Mosca. Dal 2014 è vice direttore dell’hospice pediatrico Dom s majakom (La casa col faro) e dal 2018 è direttrice dell’omonima fondazione di beneficenza.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI