17 Giugno 2022
Libertà religiosa o libertà vigilata?
Lo scompiglio si è diffuso tra le comunità religiose russe, costrette a prendere posizione sull’avventura ucraina. Tra resistenze, dissidi, fughe e giri di parole si è visto che la loro è una «libertà vigilata». Che mette in gioco la credibilità della fede.
La libertà religiosa è in pericolo non solo quando si arriva alle persecuzioni fisiche, ma già quando lo Stato comincia a intromettersi nelle scelte, nelle posizioni pubbliche e nei meccanismi interni di una comunità religiosa. Quando una comunità è, in vari modi, obbligata a sostenere il punto di vista del governo – in qualsiasi materia – già la sua libertà è minacciata. Ancor di più quando non ha neppure la possibilità di astenersi rispetto a posizioni che non condivide o a questioni che non ritiene di sua competenza, ma è tenuta ad unirsi al coro del consenso.
È stato esattamente così per le organizzazioni religiose della Federazione russa all’indomani del 24 febbraio: a riprova del fatto che la libertà è indivisibile (e la libertà religiosa va sempre di pari passo con le libertà civili), è venuto alla luce in modo impietoso che, dal punto di vista del governo, anche nell’ambito religioso, la libertà è nulla più che una semplice e sempre revocabile «libertà vigilata».
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Marta Dell'Asta
Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».
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