10 Novembre 2023

Dopo 20 anni, addio alla Spagna

Andrej Kordočkin

Padre Andrej, che è stato di recente ospite al convegno di Seriate, scrive per annunciare che lascia la parrocchia russa di Madrid. Spiegando con pacato dolore le minacce che lo sovrastano, mette il futuro nelle mani di Dio.

Dopo aver fatto regolare richiesta, ho lasciato la mia parrocchia nella diocesi di Spagna e Portogallo. Io e la mia famiglia lasceremo Madrid e la Spagna tra fine novembre e inizi dicembre.
Probabilmente è opportuno che io dica qualche parola sul perché ho preso questa decisione (e sul perché non l’avevo presa prima d’ora).

Dopo l’inizio della guerra, molti amici e molti detrattori mi dicevano che avrei dovuto lasciare e andarmene. Avevano molti argomenti. Io ne avevo uno solo: «Il mercenario, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde. E il mercenario fugge perché è un mercenario e non gli importa delle pecore». Se il Ministro della Salute per il presunto bene dei pazienti concede che vadano sotto i ferri, questo non è un motivo per cui medici e infermieri debbano abbandonare i loro malati.

Dopo 20 anni, addio alla Spagna

Padre Kordočkin ospite a Villa Ambiveri. (©FRC)

Tuttavia, da quando all’inizio di quest’anno, sono stato sospeso a divinis con una delibera segreta del patriarcato, per me qualcosa è diventato evidente. La sospensione ha fortemente alimentato una vera e propria persecuzione attraverso i social media e i canali telegram, con pubbliche minacce di sanzioni ecclesiastiche e azioni penali. Le scene isteriche e teatrali con mani alzate e grida «dove sta guardando la polizia/il patriarcato?» erano coordinate e preparate, rivelando a volte il loro carattere palesemente artificioso e strumentale. Altrettanto evidenti sono stati i tentativi delle strutture istituzionali di inserire una loro persona di fiducia nella nostra parrocchia con l’inizio della guerra, in modo che l’«operazione speciale» per la mia eliminazione desse l’impressione di esprimere la «volontà del popolo».

Sono tutte mosse trasparenti, banali e prevedibili, e per chi conosce la storia della Chiesa in epoca sovietica non c’è nulla di nuovo in questo. Sarebbe anche stato possibile convivere con tutto ciò e continuare il ministero, se non fosse stato chiaro che la sospensione a divinis definitiva sarebbe stata inevitabile. Questo emergeva dal testo stesso della delibera. Inoltre, ciò che stava accadendo ai miei confratelli (basti pensare al caso di padre Ioann Koval’), così come la rapida destituzione dell’arcivescovo Artemij di Grodno per volere delle autorità bielorusse, non lasciavano spazio a illusioni. Portare la famiglia fuori dalla casa su cui sta per cadere una bomba non è più una libera scelta.

Non provo alcun rancore nei confronti di chi ha partecipato alla persecuzione. Provo, forse, perplessità e dispiacere. Prima o poi l’incantesimo svanirà, e a loro toccherà convivere con tutto ciò che hanno detto e fatto.

Il diavolo gioca sempre sull’orgoglio. Alle persone piace pensare che la loro opinione interessi a qualcuno e possa influenzare le decisioni dei «potenti». In realtà, in questo caso a chi decide non importa l’opinione di nessuno.

A loro preme una sola cosa: comportarsi in modo da non poter essere accusati di slealtà verso il governo. «Se vuoi vivere qui, modera la velocità, impara a correre e poi a rallentare, tirando le briglie al tuo vicino» [canzone degli Aquarium, 1982] non c’è altro da aggiungere.

Dopo 20 anni, addio alla Spagna

La chiesa ortodossa di S. Maria Maddalena a Madrid. (wikipedia)

Il metropolita Antonij di Surož racconta come, dopo essere stato consacrato monaco a Parigi e trovandosi in uno stato di estrema miseria, cercò di capire cosa volesse dire per lui il voto di povertà. «Accanto a me c’era un mozzicone di matita consumato, temperato da un lato e mangiucchiato dall’altro, niente che potesse rappresentare una tentazione. All’improvviso, con la coda dell’occhio, ho visto questa matita e qualcosa mi ha detto: non potrai mai più dire in tutta la tua vita: “Questa è la mia matita”. Hai rinunciato a tutto ciò che avresti il diritto di possedere… E io – potrà sembrarvi una totale assurdità, ma ogni tentazione, qualsiasi tipo di attrazione è in fondo un’assurdità – ho lottato per due o tre ore per dire: sì, questa matita non è mia, e grazie a Dio! Per diverse ore sono stato seduto davanti a quel mozzicone di matita con la sensazione che non so cosa avrei dato per avere il diritto di dire: “Questa è la mia matita”. Del resto, di fatto era la mia matita, l’avevo usata, l’avevo masticata. E tuttavia non era mia; ed è stato allora che ho percepito che “non avere” è una cosa, ma “essere liberi dall’oggetto” è tutt’altra».

Per quasi 20 anni ho cercato di praticare questo esercizio ascetico in relazione al mio ministero a Madrid, sapendo che prima o poi sarebbe finito. I 20 anni segnano convenzionalmente l’età adulta, quando i figli imparano a vivere da soli.
Se in tutto questo tempo grazie al lavoro comune a Madrid è stato creato qualcosa che vale la pena conservare, rimarrà nelle mani di coloro che rimangono. Se no, amen, rimarrà solamente l’edificio della chiesa.

Dio mi salvi dal considerare il mio ministero in Spagna come «un successo». Padre Aleksandr Šantaev, che era andato a svolgere il suo ministero “in mezzo al popolo”, nel 2005 ha pubblicato un’intervista intitolata: Ho provato sconfitte di ogni genere e tipo. Queste parole corrispondono perfettamente alla mia esperienza. Tuttavia, non ho conti da pagare. A parte il fatto che non è stato possibile terminare l’obelisco nel luogo di sepoltura dei marinai russi a Minorca, ma la gran parte del lavoro è già stata fatta. Sono sicuro che arriveranno tempi migliori e qualcuno finirà l’opera.

Vent’anni sono tanti, «but it’s been no bed of roses, no pleasure cruise» [ma non è stato un letto di rose, un viaggio di piacere]. Ringrazio Dio e tutti coloro che mi sono stati vicini e hanno reso possibile l’impossibile. Grazie a tutti per le belle parole ma, per favore, non seppellitemi prima del tempo.

A presto!


(foto d’apertura: orthodoxmadrid.com)

Andrej Kordočkin

Nato a Leningrado, ha studiato teologia a Oxford. In seguito, è stato parroco per 18 anni della chiesa di Santa Maria Maddalena a Madrid e cappellano nelle carceri spagnole. All’inizio della guerra in Ucraina, ha firmato l’appello dei sacerdoti della Chiesa ortodossa russa per la cessazione del conflitto. Sospeso a divinis per tre mesi nel 2023, si è dimesso ed è passato al patriarcato di Costantinopoli. Oggi è parroco della comunità ortodossa di Tilburg, in Olanda. È tra gli organizzatori del progetto «Pace a voi», che aiuta i sacerdoti del patriarcato di Mosca in difficoltà per le loro posizioni a favore della pace.

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