6 Marzo 2019
Il GULag nella stampa italiana anni ‘20 – ‘40
La difficoltà della stampa italiana ad accettare la realtà dei lager sovietici fornisce la radiografia della nostra società. Dove si intersecavano la cultura di sinistra ligia all’URSS e un anticomunismo di stampo morale, incapace di comprendere la natura del totalitarismo.
Nel 1974 con la pubblicazione di Arcipelago GULag di Solženicyn l’acronimo GULag – Direzione principale dei campi di lavoro correttivi – si diffuse finalmente in Italia, ma le prime notizie erano apparse diversi decenni prima nelle pubblicazioni italiane.
Negli Anni Venti si parlava già di campi di concentramento sovietici in traduzioni pubblicate in Italia: per esempio Tribunali e pene nella Russia rivoluzionaria (Torino, 1921) del giurista tedesco Leo Galin, descriveva il sistema penale post-rivoluzionario ed evidenziava come vi fosse un nuovo genere di pena, «i cosiddetti campi di concentrazione, che sono formati da molti edifizi riuniti, con grandi cortili, dove almeno i detenuti godono d’una certa libertà di movimento (…) poi rigidamente limitata».
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Sara Mazzucchelli
Docente di Lingua Russa presso l’Università Cattolica di Milano. Ha tenuto corsi di letteratura russa ed è autrice di pubblicazioni sul tema della letteratura russa in Italia nel Novecento.
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