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7 Giugno 2025
Autentica, giusta e duratura
Questa la pace che Leone XIV auspica. Non i sogni dei «grandi», ma un cammino per tutti.
I «grandi» della terra parlano «del loro», del nulla dal quale non riescono a liberarsi, forse neppure quando vorrebbero.
E così restano quello che sono: ciechi, sordi, muti, incapaci di uscire dall’impotenza nella quale li getta la loro presunta grandezza.
E così Putin prepara la rappresaglia che tutti temono, dicendo che il regime di Kyiv, «già illegittimo, sta degenerando in un’organizzazione terroristica. Chi negozia con loro che fanno affidamento sul terrore? Con i terroristi?»: e parla di quello stesso terrore che il suo regime sta rovesciando sull’Ucraina da più di tre anni e che ora vorrebbe nuovamente giustificare.
E così anche Trump ammonisce il mondo dicendo che il presidente Putin «ha ribadito con molta forza che dovrà rispondere all’attacco agli aeroporti»: dovrà, come se non vi fosse altra legge se non quella dei pesi e contrappesi, dei calcoli e degli interessi; ed anche qui rimane quello che è sin dall’inizio: uno per il quale «gli affari sono affari» oppure la guerra è «un litigio tra bambini».
E sembra che non vi sia via di uscita dal circolo vizioso della forza militare e della violenza.
Poi c’è chi non ha grandezza sua e continua a non avere le «divisioni di carri armati» di cui aveva chiesto una volta Stalin. E da questa debolezza fa l’unica cosa che gli uomini realisticamente possono fare: implora «un gesto che favorisca la pace».
Leone XIV è l’ultimo arrivato su questa tragica scena, non ha divisioni né masse in un mondo che crede solo alla forza o non crede più a nulla, ma parla dal cuore della realtà, della sapienza antica di chi sa che la pace non ce la possiamo dare o costruire da soli e va cercata, implorata, uscendo dai vicoli ciechi nei quali ci siamo cacciati, strappandoci passo dopo passo dalle prigioni della nostra nullità.
Un gesto che favorisca la pace: non le trattative, che certo andranno fatte tra i diversi contendenti, ma la pace che interessa la coscienza e il cuore di ciascuno.
Cosa possiamo fare noi che non abbiamo divisioni e che non siamo massa? Abbiamo un cuore e una coscienza; la pace deve essere la dimensione del nostro cuore e avere la misura della nostra coscienza; ricordiamocelo ancora una volta: dimensioni che non ci possiamo dare da soli per abbracciare tutto il mondo e tutta la storia. Eppure, proprio ciascuno di noi può cominciare a fare passi e gesti in questa direzione. Il Santo Padre lo ha ripetuto anche recentemente: la pace deve essere «autentica, giusta e duratura». Tre aggettivi che impegnano, prima dei presunti grandi, ciascuno di noi, in ogni passo o gesto quotidiano.

(pixabay).
La pace deve essere autentica, cioè dobbiamo fare i conti con una verità che non dipende da noi e rispetto alla quale non possiamo far finta che non ci sia o che coincida col puro interesse personale o di gruppo; un tempo si parlava di bene comune e di solidarietà, cose che sono verificabili passo dopo passo, tanto nella vita privata quanto nelle relazioni tra Stati.
La pace deve essere giusta, cioè deve rispettare l’unica cosa che conta e sulla quale nessuno può discutere: la persona con la sua dignità e la sua libertà, a livello di singolo e di popolo; come si può parlare di pace con qualcuno, si chiedeva qualche giorno fa il cardinale Parolin, «se un Paese nega l’esistenza di un altro Paese»? Invece queste sono cose che non dipendono dalle concessioni di nessuno, ma sono insite in una comune umanità che non ci creiamo da noi.
La pace deve essere duratura, cioè non può dipendere dalle voglie e dagli umori di «grandi» che si fidano solo della loro nullità, ma deve vivere di una verifica continua e di un incremento continuo, per lo meno nella ricerca incessante di spazi di dialogo, non fini a se stessi ma tesi alla creazione di condizioni di vita vivibili per tutti.
(Immagine d’apertura: pixabay).
Adriano Dell’Asta
È docente di lingua e letteratura russa presso l’Università Cattolica. Accademico della Classe di Slavistica della Biblioteca Ambrosiana, è vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana.
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