15 Marzo 2021
Restano la croce e il dono di sé
Per secoli il fuoco del cristianesimo è andato spegnendosi. La parabola del monachesimo come illustrazione della caduta di tutta la vita cristiana. Ma ora è il tempo dell’apocalisse. Della perdita di ogni sicurezza e possesso, nudi davanti al dolore del mondo. Seconda parte del saggio di madre Skobcova.
Vorrei portare un solo esempio, il più lampante. Parlerò del monachesimo, un ambito che sembrerebbe il meno accessibile e il più impermeabile agli influssi pagani, quello che più si alimenta alle tradizioni dei secoli più intensamente cristiani.
Per sviluppare il mio pensiero non c’è affatto bisogno di ricordare gli episodi di totale degenerazione pagana che si sono osservati nel monachesimo; e il fatto che spesso il suo autentico significato è stato rimpiazzato dal più crudo e patente asservimento a questo mondo. Non importa se ciò sia accaduto spesso o di rado. A uno sguardo onesto e amorevole è chiaro che il monachesimo non è definito da queste degenerazioni. Persino il fatto stesso che sia stata posta la questione se aggiungere ai tre voti monastici un quarto voto, la promessa di non bere alcolici, può essere ed è segno di un periodo di decadenza, ma in sostanza non descrive ciò che veramente è la linea fondamentale della vita monastica.
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Marija Skobcova
Marija Skobcova (al secolo Elizaveta Pilenko, 1891-1945) fu poetessa, ex-rivoluzionaria, monaca ortodossa. Fuggita in Francia dopo la rivoluzione, dedicò tutta la vita prima ai più disagiati fra gli emigrati russi, poi agli ebrei perseguitati dal regime nazista. Arrestata e deportata, fu uccisa il 31 marzo 1945 nella camera a gas del lager di Ravensbrück. È stata canonizzata il 16 gennaio 2004.
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