2 Gennaio 2020
Il sindaco Lužkov – il nuovo volto di Mosca è suo
È morto Jurij Lužkov, sindaco di Mosca per 18 anni. Simbolo della continuità tra i funzionari di Partito e l’oligarchia neocapitalista, nonché delle spericolate alleanze con la criminalità organizzata. Deposto ed emigrato frettolosamente nel 2010, ha lasciato però un forte segno nella capitale creando uno stile architettonico tutto suo, battezzato «il Kitsch di Lužkov».
Tutti parlano del defunto sindaco Jurij Lužkov (1936-2019) e di Mosca. Ma forse varrebbe la pena ampliare un poco lo sguardo. I gusti estetici del defunto hanno influenzato indirettamente il volto di molte città russe.
Perché Lužkov è stato il primo inter pares fra i capi delle regioni che sono migrati, tramite percorsi brevi e poco accidentati, dalla nomenklatura sovietica al partito «Russia unita». Si tratta di un intero gruppo di persone entrate nelle sfere del potere che ha condiviso la stessa concezione del bello e gli stessi metodi di lavoro. Persino nella fisionomia erano, se non proprio gemelli, almeno cugini.
Del gruppo facevano parte personaggi come Mintimer Šajmiev del Tatarstan, Valerij Šancev di Nižnij Novgorod (ma prima era vice di Lužkov), nonché Nikolaj Merkušin un mordvino di Samara. Ma sicuramente in questo drappello chi dettava la linea era lui, Jurij Lužkov, in quanto sindaco della capitale.
Questi personaggi erano uniti da molte cose, non soltanto dai tratti somatici e dalle insegne onorifiche ma anche da alcune passioni profonde: un particolare amore per l’agricoltura, il dispregio dell’eredità storica, l’attrazione per i mega-progetti fastosi, il nepotismo neanche dissimulato nel fornire contratti a parenti ed amici. E se la cavavano ugualmente bene in tutto, seguendo le loro propensioni personali.
Per questo Jurij Lužkov, come rappresentante di un ampio gruppo di amministratori della cosa pubblica (e come capofila del gruppo) ha influenzato indirettamente il volto di molte città. Nello sviluppo edilizio di Kazan’, Saransk e Nižnij Novgorod degli anni 2000-2010 ritroviamo in pratica le varianti locali dello stile di Lužkov più che qualcosa di originale.
Il teatro moscovita «Et cetera», il «Teatro musicale» di Saransk e il «Teatro delle marionette» di Kazan’ sono edifici della stessa natura e razza. Guardate il panorama del canale Bulak a Kazan’ e ci riconoscerete il Balčug di Mosca; mentre l’Università statale della Mordovia, a Saransk, ripete pari pari il Triumph-Palace di Mosca.
Quanto alla sorte toccata agli edifici storici di Kazan’, Nižnij Novgorod, Saransk (c’è mancato poco che a Samara si verificasse una catastrofe di dimensioni globali, ma per fortuna il governatore era occupato con il Campionato mondiale di calcio) durante l’amministrazione dei personaggi della risma di Lužkov potremmo intonare un miserere straziante e sempre uguale.
È curioso che gli edifici iconici costruiti nello stesso periodo in altre città come San Pietroburgo, Ekaterinburg, Novosibirsk o Krasnojarsk siano stilisticamente molto distanti dagli edifici di stile lužkoviano, come del resto era distante lo stile amministrativo dei capi di quelle regioni da quello di Jurij Lužkov.
Lo stile di Lužkov lascerà la sua impronta sul paese e non solo sulla capitale. Come un tempo lo stile degli Stroganov o dei Naryškin aveva costellato la Russia. E possiamo esser certi che fra una trentina d’anni il ninnolo più vezzoso del periodo lužkoviano, la «Casa-uovo» di Mosca, finirà negli elenchi dei tesori della cultura.
Andrej Kočetkov
Etnografo e giornalista, di formazione storico, ideatoree responsabile del progetto «Tom Sawyer Festival» per il recupero architettonico di vecchi edifici destinati alla demolizione in varie città della Russia.
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