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19 Giugno 2020
Dove poggiano le nostre sicurezze
Siamo sempre alla ricerca di soluzioni politiche, sanitarie, religiose, che ci liberino dalla fatica e dal rischio di un passo personale. Una lezione che non vogliamo comprendere.
Si poteva pensare che il lungo periodo di pandemia suggerisse a tutti noi nuovi atteggiamenti: non foss’altro un maggiore senso di solidarietà e di unità di fronte alla comune sventura e anche di fronte all’evidente inefficacia delle reazioni egoistiche e prive di coordinazione. In effetti, mai come questa volta, forse, si è visto quanto siano inadeguate in casi di emergenza globale le risposte singole e nelle quali ciascuno pensa soltanto al proprio interesse: l’unità materiale del mondo è tale che dovrebbe subito apparire improponibile una soluzione ai suoi problemi nella quale ciascuno fa per sé o, peggio, in contrapposizione agli altri. Ma nelle cose umane non funziona così, non esiste una consequenzialità necessaria che possa prescindere dall’impegno della libertà e dallo sforzo congiunto della ragione: l’unità del genere umano è un fatto, una realtà che non creiamo certo noi, ma va prima vista e poi riconosciuta, e da ultimo vanno cercati i modi della sua manifestazione, altrimenti resta inefficace.
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Adriano Dell’Asta
È docente di lingua e letteratura russa presso l’Università Cattolica. Accademico della Classe di Slavistica della Biblioteca Ambrosiana, è vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana.
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