24 Dicembre 2022
Noi miseri, santi in Cristo
«Siamo più santi che peccatori, perché abbiamo la facoltà di far diventare la nostra vita da semplicemente umana a divina, cioè una vita che salva». Una riflessione natalizia di padre Scalfi.
«In principio era il Verbo» (Gv 1,1). Così incomincia il Vangelo di san Giovanni. Questo principio non ha soltanto un valore temporale di inizio. «Principio», in greco archè, vuol dire significato fondamentale delle cose, vuole dire vita, come poi spiega san Giovanni (cfr. Gv 1,4). Vuol dire che il Verbo è luce che illumina ogni uomo! Quindi l’uomo per se stesso è legato al Verbo di Dio e ogni uomo, creato a immagine di Dio, porta in sé l’esigenza di riconoscere che il principio della sua vita è Cristo.
L’incarnazione, poi, ha portato un maggior avvicinamento degli uomini a Dio, perché ci ha fatti figli di Dio, come dice l’evangelista (cfr. Gv 1,12). «Figlio di Dio» non è semplicemente una dichiarazione di merito, ma è una realtà. Noi partecipiamo alla vita di Dio in modo inimmaginabile! I Padri, come per esempio sant’Ireneo, fin dal II secolo dicevano che Dio si è fatto carne perché l’uomo potesse diventare Dio. Sembra un’esagerazione ed è un mistero indubbiamente! Noi non siamo in grado di spiegare, ma veramente l’uomo è chiamato a partecipare in modo straordinario alla vita divina.
Col Battesimo l’uomo, anche se ha rinnegato Cristo, è oggettivamente legato alla sua vita. Certo, l’essere divinizzati non è solo un’oggettività che non domanda la nostra responsabilità e il nostro consenso. Affinché si possa vivere un’unione profonda con Dio ed essere partecipi della sua onnipotenza, della sua Verità, della sua giustizia e di tutto, occorre riconoscere la sua presenza divinizzante.
E allora, da poveri peccatori come siamo, noi diventiamo santi! San Paolo quando scrive ai Corinti dice: «I santi che sono a Corinto» (cfr. 1Cor 1,2). Santi erano tutti i cristiani! Siamo tutti peccatori, ma nel medesimo tempo anche santi!
Siamo più santi che peccatori, perché abbiamo la facoltà di far diventare la nostra vita da semplicemente umana a divina, cioè una vita che salva.
In questo periodo in cui in tanti hanno abbandonato la fede, coloro che hanno la grazia di partecipare alla vita portata da Cristo devono essere capaci di diffondere l’onnipotenza di Dio, che può essere riconosciuta nella realtà della vita, nelle circostanze e nelle persone che incontriamo.
Se riconosciamo la persona di Cristo che si fa partecipe della nostra vita, se sentiamo di essere santi nonostante le miserie e tutti i nostri peccati, se viviamo una simile santità, allora la vita diventa una potenza inimmaginabile! Noi siamo impressionati, e ne abbiamo motivo, per la mancanza di fede che determina la cultura moderna. Ma non teniamo abbastanza conto della possibilità di poter cancellare tanto male vivendo la nostra divinizzazione. Se la nostra vita è in compagnia di Cristo, se il desiderio primo è Cristo che vive in noi, se la verità della nostra vita è lui, allora diventiamo veramente santi con Cristo. Diventiamo onnipotenti, nonostante la nostra miseria e la nostra limitatezza, cioè partecipiamo dell’onnipotenza salvifica di Dio.
Allora domandiamo alla Madonna la grazia di riconoscere la nostra miseria, come lei stessa dice nel Magnificat: «Ha riconosciuto l’umiltà della sua serva ed ha fatto di me grandi cose» (cfr. Lc 1,48). Riconoscere la propria miseria, ma nel medesimo tempo la nostra grandezza che non dipende dai meriti, ma dal riconoscere la grazia che il Signore ci dona costantemente.
Romano Scalfi
Sacerdote (1923-2016), nel 1957 ha fondato a Milano il Centro Studi Russia Cristiana, cui ha associato la Rivista “Russia Cristiana” (poi “L’Altra Europa” e “La Nuova Europa”).
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI