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20 Settembre 2016
Oltrecortina. Diario di un viaggio nei regimi totalitari dell’Est
Annalia Guglielmi
Oltrecortina. Diario di un viaggio nei regimi totalitari dell’Est
Euno Edizioni, Enna 2016
pp. 272, € 25,00
Questo «diario di viaggio» – scrive l’Autrice – «si rivolge soprattutto ai giovani che non hanno conosciuto l’Europa ferita dalla cortina di ferro, per i quali parole come Europa, democrazia, libertà di pensiero, di opinione, di stampa, sono forse un dato di fatto, una cosa scontata quasi banale. Invece sono intrise della responsabilità e del compito che si sono assunti alcuni uomini che non potevano fare altro che vivere ascoltando “la propria verità interiore”, come ha scritto Havel».
Siamo di fronte a un libro-antologia che, oltre a rendere omaggio a tutti coloro che, noti o meno noti, «sono stati significativi nel restituire ai loro popoli l’onore perduto e alla fede l’attualità di Cristo nella storia», intende «ripercorrere il cammino che ha portato ai grandi cambiamenti del 1989, (…) riportare alla memoria la ricchezza di una posizione culturale (…) che attraverso un lavoro spesso oscuro e dimenticato ha cambiato il volto dell’Europa». Non un «viaggio nella nostalgia», dunque, ma «uno spunto di riflessione che può avere un valore anche nei difficili momenti che la nostra società sta attraversando».
I viaggi oltrecortina cominciano per Annalia Guglielmi nel 1973, su proposta di don Francesco Ricci, sacerdote forlivese che nel ’66 aveva fondato il Centro Studi Europa Orientale (CSEO) e pubblicava un bollettino sui paesi socialisti non tanto per «commuovere o riempire di orrore l’Occidente», quanto piuttosto per evidenziare «il positivo nascosto nell’Est e che poteva cambiare anche l’Europa “libera”». Le due colonne portanti dell’attività di CSEO erano infatti da un lato la creazione e l’incremento di una rete di rapporti di amicizia, e dall’altro lo scambio di documenti e materiali nei due sensi: dal blocco orientale dell’editoria clandestina e da parte occidentale del magistero della Chiesa.
Dopo il «primo viaggio in Ungheria» nel ’73, per l’Autrice c’è la «scoperta della Polonia» (scoperta destinata a determinare profondamente la sua vita), capace di generare un’amicizia con uomini di Chiesa e intellettuali che negli anni successivi avrebbero cambiato il volto del paese: «Erano cattolici e non cattolici uniti non dal nemico comune ma dal desiderio di vivere da uomini liberi per sé e per la loro società, consapevoli di avere una grande responsabilità verso i propri concittadini».
Il lungo periodo di permanenza all’Università di Lublino permette all’Autrice di conoscere a fondo il mondo della «cultura alternativa», che in Polonia – a differenza di altri paesi socialisti – in quegli anni stringe legami anche con il mondo del lavoro e confluisce nell’avventura del sindacato libero Solidarność: «Mi resi subito conto che Solidarność era molto di più di un sindacato così come lo conoscevo dall’esperienza italiana. Seppur nata nel mondo operaio e per difendere i diritti dei lavoratori, Solidarność fin dai primi giorni era divenuta un’esperienza reale di solidarietà, che investiva tutti gli ambiti della vita dell’uomo. La cultura, la famiglia, l’arte, ma soprattutto era un’esperienza di libertà e dignità».
Alla Guglielmi non saranno risparmiati i mesi cupi dello stato d’assedio, dove però contemporaneamente è testimone di mille gesti di solidarietà che superano la stessa cortina di ferro, e la convincono che «finché un popolo ha dei luoghi e dei maestri che ne sostengono la certezza nei momenti più bui, non sarà mai sconfitto, anche se gli portano via tutto».
Dopo la Polonia il diario di viaggio si sposta in Cecoslovacchia, dove in quegli anni regna una sorta di consumismo di tipo totalitario, riassumibile nella frase di una sua amica: «Da noi si può mangiare e da voi in Polonia si può parlare». Tra gli anni ’70 e ’80 la Cecoslovacchia per l’Autrice è stato il paese europeo «in cui la riflessione sull’uomo e la sua responsabilità, l’elaborazione del pensiero politico filosofico e, in alcuni casi, teologico, hanno raggiunto il loro vertice più alto». Nelle sue frequentazioni a Praga e Bratislava, tra mille precauzioni l’Autrice viene a contatto con figure di primo piano della «polis parallela» del dissenso, quali Havel, Patočka, Zvěřina, Benda, Šimečka, Kusý, Korec: «Dopo aver incontrato persone come quelle non si poteva tornare alla propria vita e alla propria dimenticanza di tutti i giorni, in qualche modo ci era chiesto, non da loro, ma dalla loro stessa vita, di fare un passo in più per immedesimarci con la loro pasta umana e con la loro esperienza».
Al diario si accompagna un’ampia scelta di documenti e brani degli autori e dei protagonisti incontrati e pubblicati poi su CSEO, che spaziano dalla tradizione e memoria del popolo (Ungheria) alla figura di Giovanni Paolo II, dall’esperienza di Solidarność e lo stato d’assedio alla figura di don Jerzy Popiełuszko (Polonia), dalla persecuzione della Chiesa a Il potere dei senza potere di Havel, autentica pietra miliare del dissenso mitteleuropeo (Cecoslovacchia); chiudono l’antologia le interviste dell’Autrice a Lech Wałęsa e al generale Jaruzelski pubblicate sul settimanale «Tempi» nel 2009.
Angelo Bonaguro
È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.
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