Storia religiosa dell’Inghilterra
Il cristianesimo, introdotto nella Britannia agli inizi del III secolo
probabilmente tramite soldati delle truppe romane, raggiunse le
varie popolazioni dell’isola attraverso l’opera sia di monaci – tra cui Agostino di Canterbury -mandati direttamente da Roma, sia di missionari celtici provenienti dall’isola di lona,
avviando un interscambio di rapporti, non soltanto religiosi, con il continente che caratterizzò per secoli l’appartenenza
dell’Inghilterra alla christianitas medioevale e produsse una ricca
fioritura di ordini monastici e mendicanti.
Il passaggio dal medio evo all’età moderna, che ha segnato per
la maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale l’inizio di
profonde trasformazioni, per la nazione inglese costitui una
svolta radicale. Mentre, da un lato, si schiudevano nuovi
orizzonti per lo sviluppo economico e politico del Paese – legati
all’apertura delle rotte commerciali verso il nuovo mondo, l’Africa e l’Oriente -, che sarebbe diventato col tempo una
delle maggiori potenze mondiali, dall’altro, in campo religioso
con lo scisma anglicano, sancito nel 1534, avveniva il distacco
da Roma e cessavano i contatti con la parte d’Europa rimasta
cattolica.
Ma la riforma anglicana, priva di una rigida strutturazione sul
piano dottrinale e disciplinare, di fatto, tollerò la convivenza sul
suolo inglese di vari gruppi non conformisti. I cattolici, invece,
fino all’Ottocento costituirono in Inghilterra una esigua
minoranza esclusa dal pieno godimento dei diritti religiosi e
civili, nel quale saranno pienamente reintegrati solo nel 1829.
Nel secolo XIX, l’anelito al rinnovamento religioso e
all’indipendenza della Chiesa dal potere politico in seno alla
Chiesa anglicana ispirò l’azione del movimento di Oxford, da cui
attraverso un sofferto itinerario intellettuale e spirituale
maturarono clamorose conversioni come quelle di H. Newman,
H. Manning. e F. Faber. Parallelamente, la nuova vitalità della
Chiesa cattolica in Inghilterra, che poteva vantare una forte
presenza nell’insegnamento privato e nelle attività di assistenza
tra i poveri e gli immigrati soprattutto irlandesi, doveva
inevitabilmente porre sul tappeto il problema delle relazioni con
gli anglicani. Un primo avvio del dialogo si verificò in forme di
collaborazione missionaria nei domini britannici; ma passo
significativo verso l’ecumenismo furono le «Conferenze di
Malines» (1921-1925), che approfondirono i temi fondamentali
nei rapporti tra le due Chiese e preannunciarono l’avvio
dell’autentico e fruttuoso dialogo avviato da Giovanni XXIII e dal
Vaticano II.
AA. VV.
Storia religiosa dell’Inghilterra
pp. 384, ed. 1992
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